In Duomo la reliquia del Papa: Wojtyla per sempre a Salerno

In Duomo la reliquia del Papa: Wojtyla per sempre a Salerno
I salernitani accolgono una reliquia di San Giovanni Paolo II nella Cattedrale di San Matteo. Non è un passaggio temporaneo, ma quel piccolo frammento del cuoio capelluto...

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I salernitani accolgono una reliquia di San Giovanni Paolo II nella Cattedrale di San Matteo. Non è un passaggio temporaneo, ma quel piccolo frammento del cuoio capelluto di Karol Wojtyla sarà custodito, per sempre, nella Cappella dei crociati, dove riposa un altro grande Papa, San Gregorio VII. Il rito è, insieme, sobrio e solenne. Una breve processione accompagna quel resto mortale dalla sacrestia al luogo dove sarà proposto alla venerazione dei fedeli. Un diacono ha tra le mani il reliquiario di legno, donato dal professore Franco Silvestri. L’arcivescovo Luigi Moretti legge una preghiera alla Santissima Trinità, che sarà posta accanto al reliquiario insieme ad una fotografia che ritrae il Papa mentre impartisce la sua benedizione. C’è commozione. Tra i presenti è anche l’arcivescovo emerito Gerardo Pierro. 


Poco prima, alcuni testimoni diretti del lungo pontificato di San Giovanni Paolo II raccontano alcuni aneddoti della propria esperienza personale, introdotti da una lettera del cardinale Renato Raffaele Martino. Non è presente, ma ha voluto ricordare la figura di colui che lo volle vescovo, nunzio apostolico, cardinale. Il primo ad intervenire è monsignor Moretti. «La mia vita di sacerdote e vescovo – dice – si è collocata nel pontificato di Giovanni Paolo II. La prima volta che incontrò noi sacerdoti, l’impatto fu straordinario. Per i sacerdoti di Roma c’era già allora l’usanza di incontrare il Papa una volta all’anno. Nell’aula magna di San Giovanni in Laterano, esordì dicendo: io sono qui per ascoltarvi. Non tenne un discorso e noi rimanemmo spiazzati. Io sono vescovo perché fu lui a volerlo e a nominarmi prima ausiliare e poi vicegerente della diocesi di Roma». E poi un racconto personale, intimo. «Il 7 gennaio 2005 – continua a raccontare il presule – ebbi da lui la notizia della morte di mia madre. Il primo ad aver pregato per lei fu proprio lui e, come accade spesso in Vaticano, lo vennero a sapere tutti e cominciarono anche gli altri a pregare. Credo che mia madre sia entrata in Paradiso accompagnata dalla schiera di tutte queste persone che pregavano per lei». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino