Ventisei giorni dopo l’attentato incendiario che ha colpito la sede del Provveditorato agli studi si può riuscire a risalire alla tipologia dei documenti andati...
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LA BONIFICA
Di primo mattino una ditta incaricata dalla Provincia è entrata in azione per un intervento di bonifica radicale del deposito del Provveditorato. Dopo meno di un mese è possibile scendere all’ultimo piano della sede amministrativa presa di mira da un’azione dolosa gravissima. In una coltre oscura, fatta di cenere e odore ancora acre, si ha la sensazione di accedere nell’anticamera di un luogo spettrale. All’ingresso del deposito, gli operatori incaricati dopo le 10 hanno già riempito 4 sacchi bianchi di grosse dimensioni contenenti proprio i documenti dei faldoni distrutti: solo pochi fogli ingialliti dal tempo sono parzialmente bruciati, la gran parte dei documenti nelle buste è carbonizzata. «Abbiamo rimosso tutto ciò che era carbonizzato, cenere. Qui non c’è nulla di recuperabile», dice un operatore. «Lì in fondo troverete quello che si è salvato», continua il giovane. Ma per andare più in là e ispezionare i locali dell’inferno doloso bisogna sfidare l’oscurità. Ci si fa luce col cellulare. Superato un corridoio abbastanza lungo, si arriva alle zone più colpite dal rogo doloso.Guardandosi intorno, si not che qualcosa è stato salvato. Faldoni con ricostruzioni di carriera di insegnanti, che di primo acchito sembrano risalire a più di una decina di anni fa. I plichi restano al sicuro, negli scaffali rimasti intatti. Ma imboccando un altro corridoio si arriva al punto più colpito degli archivi. È superato il quadro elettrico, ormai distrutto e piegato dal calore ardente delle fiamme, che si concentra la zona più colpita. Più avanti sembrano mancare faldoni. «Qui c’era l’ammasso di roba incendiata più grande», dice un operatore. Orientarsi nell’oscurità è difficile, l’odore della cenere è ancora forte e brucia alla gola. Ma stando a quanto è possibile capire, i documenti presi di mira si trovano nella sezione archivio dei titoli dichiarati da docenti e bidelli, vicino anche agli scaffali contenenti le nomine di bidelli risalenti a diversi anni fa Leggi l'articolo completo su
Il Mattino