Ex pm di Salerno arrestato a Roma: pressioni per ottenere lavori

Ex pm di Salerno arrestato a Roma: pressioni per ottenere lavori
SALERNO. È stato arrestato proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto prendere servizio al tribunale della Sorveglianza di Roma, il nuovo incarico da lui richiesto per...

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SALERNO. È stato arrestato proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto prendere servizio al tribunale della Sorveglianza di Roma, il nuovo incarico da lui richiesto per evitare un allontanamento dalla procura di Salerno per incompatibilità. Invece, il provvedimento del gip del tribunale di Napoli, Rosamaria De Lellis, su richiesta dei sostituti procuratori Antonella Fratello e Antonello Ardituro della procura di Napoli, diretta dal procuratore capo Giovanni Melillo, è arrivato a stroncare, almeno per ora, la sua carriera di magistrato. Da ieri mattina il sostituto procuratore di Salerno, Roberto Penna, è agli arresti domiciliari assieme alla sua compagna, Maria Gabriella Gallevi, avvocato dello stesso foro, all'ex generale della guardia di finanza Fabrizio Lisi, e agli imprenditori Francesco Vorro ed Umberto Inverso. Cinque le contestazioni mosse al solo magistrato mentre a tutti gli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di corruzione per l'esercizio delle funzioni, atto contrario ai doveri d'ufficio e in atti giudiziari, oltre che induzione indebita a dare o promettere utilità.



In particolare Penna, abusando della sua funzione di magistrato utilizzava informazioni riservate per tenere sotto scacco gli imprenditori Rainone e per agevolare la sua compagna affinché avesse incarichi professionali. Le pressioni sul gruppo Rcm - lo stesso che ha realizzato il Crescent a Salerno - sono, però, soltanto uno dei due aspetti dell'inchiesta della procura di Napoli che si è sviluppata anche intorno ai tentativi di «ripulire» il consorzio ReseArch impossibilitato a lavorare nel capoluogo di regione perché destinatario di una interdittiva antimafia in quanto tra le consorziate ve ne era una addirittura riconducile alla famiglia Piccolo, ritenuta contigua agli Zagaria, uomini dei Casalesi. Il trasferimento della sede del consorzio da Napoli a Salerno e il conferimento di incarichi di vertice all'ex generale Fabrizio Lisi e a un altro generale anch'egli in congedo (che ha poi rifiutato), secondo i pm, era riconducibile proprio all'intento di dargli una parvenza di liceità. Una delle aziende consorziate, infatti, era controllata da una società raggiunta nel 2013 da una interdittiva perchè risultata affidataria di una perizia a una spa, la Mediterranea, riconducibile a un imprenditore siciliano, Giovanni Savalle, vicino al latitante Matteo Messina Denaro.

È in questo contesto che la Gallevi si sarebbe mossa autonomamente, cercando di fare pressioni su alcuni funzionari della Prefettura per ottenere il via libera del Conzorzio «ripulito» e la sua iscrizione nella white list puntando, addirittura, alla stipula di un protocollo per la legalità con il prefetto di Salerno. L'attività d'indagine dei carabinieri, che va dall'ottobre 2020 al luglio 2021, avrebbe dunque fatto luce su un vero e proprio «patto corruttivo» tra il magistrato, a conoscenza, per ragioni d'ufficio, di informazioni coperte da segreto, e gli imprenditori del consorzio per evitare i provvedimenti interdittivi.

Secondo la procura di Napoli, grazie ad un ex procuratore salernitano e al direttore di un quotidiano locale, Penna avrebbe anche studiato a tavolino inchieste attraverso le quali poi chiedere l'assegnazione di un fascicolo. Come nel caso del Gruppo Rainone. Un episodio agli atti riguarda la realizzazione del complesso immobiliare «Le Porte del Mare»: Umberto Inverso, d'accordo con il magistrato, si mise in contatto con l'imprenditore Eugenio Rainone al quale disse che Penna gli avrebbe «fatto male», sequestrandogli gli immobili e bloccando così le vendite, per indurlo a procurare occasioni di lavoro alla compagna-avvocato del pm. E, infatti, secondo gli inquirenti, al legale vennero affidati incarichi di recupero credito per conto della Cassa Edile di Salerno di cui la sorella di Rainone era presidente. Penna, va sottolineato, nell'ambito di indagini sul ripascimento del litorale di Salerno, acquisì documenti relativi ai lavori affidati a una società del gruppo di Eugenio Rainone contemporaneamente alla richiesta all'imprenditore da parte dell'avvocato Gallevi, compagna dell'ex pm, di lavori di ristrutturazione nel suo appartamento.



Roberto Penna è il magistrato che aveva ottenuto la prima ed unica condanna del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, per la vicenda relativa alla realizzazione (mai avvenuta) del termovalorizzatore di Salerno, condanna poi annullata per prescrizione dalla Corte d'Appello. C'è un trascorso imprenditoriale-sportivo, invece, nel passato di due indagati: il generale Lisi e l'imprenditore Inverso sono stati rispettivamente presidente e vice del Novara Calcio. Lisi fu anche coinvolto nell'indagine napoletana sulla P4.
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Il Mattino