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Personale Ata, bidelli e qualche docente in servizio nelle scuole del Nord, con il punteggio ottenuto grazie a false assunzioni in istituti privati. Sono 1503 i «rapporti fittizi», associati ad altrettante persone, che hanno ottenuto un posto nelle scuole in giro per l'Italia. Ora rischiano una sanzione per illecito amministrativo, con la perdita del punteggio riconosciuto in passato. Sono alcuni dei numeri della maxi inchiesta, ora conclusa, condotta dalla Procura di Nocera Inferiore, sostituto Angelo Rubano, e dalla sezione di p.g. guidata dal luogotenente Agostino Zenna.
Nei giorni scorsi, il gip ha notificato un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di due milioni di euro. Il provvedimento riguarda nove indagati: un consulente del lavoro di Castellammare di Stabia, O.A. e i titolari di scuole paritarie dell'epoca: G.L. A.B. , R.F. , E.O. , G.M. , A.B. , A.N. ed E.C. Sono accusati di associazione a delinquere, falso, abuso d'ufficio ed indebita compensazione di crediti inesistenti. Dalle indagini condotte insieme agli ispettori dell'Inps di Nocera è emersa, infatti, una grossa sproporzione tra le reali esigenze delle scuole paritarie ispezionate, rispetto alla forza lavoro che risultava assunta a seguito del bando per l'aggiornamento della graduatoria di Terza Fascia del Miur. Il documento risale al 30 agosto 2017.
Nella mole di documentazione raccolta, comprensiva di ispezioni nelle scuole, verbali e dichiarazioni di chi lavorava, viene fuori che tra gennaio 2012 e il 30 ottobre 2017, il consulente del lavoro O.A. , con la complicità dei legali rappresentanti degli istituti, avrebbe instaurato rapporti fittizi di lavoro per 1503 persone.
Gli istituti paritari interessati dalle indagini hanno sedi nelle due Nocera, Scafati e Angri. Tra i fatti contestati, la Procura ha ricostruito - in un'occasione - l'assunzione di circa 420 persone presso una scuola paritaria, così come la regolarità contributiva legata ai rapporti di lavoro. Dai verbali delle persone sentite durante le indagini, si comprende come i rapporti di lavoro instaurati presso gli istituti rientravano in un contesto estraneo all'ambito scolastico, in quanto «prestazioni utilizzate per eventi e feste». Una circostanza che risultava »totalmente incompatibile« con la qualifica di collaboratore scolastico-bidello, assistente amministrativo o altro personale scolastico.
Ancora, gli investigatori hanno scoperto incongruenze nell'orario settimanale. Una delle titolari delle scuole spiegò che gli stessi svolgevano una sola ora di lavoro alla settimana. Dalle consultazioni degli archivi ministeriali, invece, non risultarono assunzioni che prevedevano una prestazione di lavoro part-time di durata inferiore alle 6 ore settimanali. In un'intercettazione contenuta in atti, gli inquirenti registrano anche il tentativo presunto tra il consulente del lavoro e uno dei titolari delle scuole, su cosa dire agli ispettori dell'Agenzia delle Entrate: «E niente, sono venuti alle due se ne sono andati mo. Io ho fatto una serie di dichiarazioni. Mi hanno fatto un verbale, mo te lo mando, mi hanno fatto una interrogazione, ovviamente ho preso un po' di tempo». Il consulente fu assistito da un legale durante l'incontro: «Ho preferito farla stare presente pure a lei, come avvocato, mo dobbiamo trovare una linea, solo questo; Eh, troviamola sta linea».
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Il Mattino