Salerno, tre giorni in catene per protesta: ​la solidarietà dei ricercatori

«Vogliamo tutto, non le briciole»: non si ferma la protesta dei lavoratori della ditta di pulizie dell'università di Salerno. Terzo giorno in catene al...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Vogliamo tutto, non le briciole»: non si ferma la protesta dei lavoratori della ditta di pulizie dell'università di Salerno. Terzo giorno in catene al rettorato per Stefania Bergamo, l'operaia che lo scorso martedì mattina ha deciso di incatenarsi come forma estrema di mobilitazione per sensibilizzare rispetto alle condizioni di vita dei dipendenti, con salari e monte ore ridotti in seguito ad una gara d'appalto al ribasso del 40,62 per cento. In regalo, per lei, anche una rosa e delle uova di Pasqua. Attivi al fianco degli operai numerosi docenti Unisa, con una petizione indirizzata al rettore Aurelio Tommasetti per garantire «un’università inclusiva di tutte le sue componenti».


Intanto si allarga il network dell’accademia internazionale, con la solidarietà dei ricercatori delle università di Binghamton, Parigi, Buenos Aires, Murcia e dei centri di ricerca del CSIC di Madrid e del Conicet in Argentina, insieme agli attivisti di alcune città della Spagna. La protesta diventa virale anche sul web attraverso l’hashtag #SiamoTuttiConStefania. Nessun confronto, invece, tra operai e vertici di ateneo. E se le istituzioni salernitane sembrano impassibili, non mostrando alcuna reazione, prende invece posizione il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Frantoianni.
 

Un nuovo invito al buon senso arriva dalla Fondazione Universitaria, responsabile dell’esternalizzazione dei servizi di ateneo: «Il nostro ente è costantemente impegnato a vigilare e a controllare – sottolineano le dirigenze – I fatti non sono ascrivibili alla società, perché si tratta di un ritardo bancario dovuto ad una chiusura anticipata dei server. La Gioma, per contratto, è tenuta a pagare i salari entro il 15 di ogni mese. In questo caso, avvicinandosi le festività pasquali, ha disposto i pagamenti il 12 aprile, con distinta il 13, quindi con due giorni in anticipo rispetto al termine previsto. Pur rammaricandoci del grave disagio provocato ai lavoratori, assolutamente condivisibile e di cui siamo profondamente dispiaciuti, siamo anche consapevoli che l’azienda abbia agito con diligenza. Il clamore e i gesti estremi creano un danno agli stessi dipendenti». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino