Salerno, chiusure da zona rossa: coi negozianti tremano gli ambulanti

Salerno, chiusure da zona rossa: coi negozianti tremano gli ambulanti
Con il decreto firmato ieri sera dal ministro Speranza la zona rossa da lunedì è una certezza e non più solo un incubo. Ed il sistema economico salernitano si...

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Con il decreto firmato ieri sera dal ministro Speranza la zona rossa da lunedì è una certezza e non più solo un incubo. Ed il sistema economico salernitano si sta già preparando ad entrare nella nuova fase di restrizioni che dureranno almeno per le prossime due settimane. Quale sarà lo scenario che sta per presentarsi? Dal trasporto al commercio e alle attività ricettive, passando per la delicata questione degli artigiani. Da un lato c'è l'assoluta certezza che, con la zona rossa operativa da lunedì, tutto il settore dei servizi alla persona andrebbe chiuso.

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E qui la conta ingloba non solo acconciatori ed estetisti, ma anche tatuatori, piercers, toelettatori, centri estetici. Per i quali scatterà l'accesso alla nuova forma di ristoro prevista dal decreto del Governo Draghi, e cioè i sostegni economici calibrati, tra le altre cose, anche su parametri temporali e quantitativi diversi da quelli adottati dal precedente ministero dell'Economia. C'è, però, un grande dubbio che riguarda il settore dell'artigianato, e cioè quello delle botteghe con annesso punto vendita. E che abbracciano una platea di oltre 4mila botteghe su tutto il territorio provinciale. Dagli orafi ai ceramisti, passando per gli artigiani del legno, del metallo, del cuoio. Insomma la miriade di piccole attività individuali o familiari che oltre a produrre nel retrobottega, hanno anche uno spazio per la vendita diretta. Nel precedente decreto, basato sui codici Ateco, tutte queste categorie non rientrano nelle misure di sostegno, perché ritenute «laboratoriali - spiega Lucio Ronca, presidente della Cna di Salerno - e quindi con attività consentita. Ma con un grande paradosso: che pur potendo produrre, in realtà non si lavorava lo stesso perché senza passeggio e senza turisti a chi si doveva vendere quello che si produce? Non stiamo parlando - continua Ronca - di produzioni industriali che procedono praticamente in autonomia, parliamo di piccoli artigiani che non fanno stock, ma produzioni specifiche, anche di quantità limitata». Adesso, però, con il nuovo decreto, la situazione sembra diversa: «Ci riserviamo ovviamente del tempo per approfondire la questione - conclude il presidente Cna - ma comunque l'interpretazione è che tutte le attività che hanno una componente commerciale devono chiudere, quindi anche le botteghe, altrimenti ripeteremo la stessa situazione di attività aperta, zero clienti, zero entrate e zero ristori». A ben vedere, infatti, sarebbe proprio la filiera del made in Italy artigianale a pagare il prezzo più caro del rientro in zona rossa. «Parliamo di un calo del 33% delle produzioni tipiche artigianali - sottolinea Ronca - e non mi stancherò mai di dirlo che proprio le botteghe rappresentano la spina dorsale non solo dell'economia nazionale, ma specificatamente dell'economia del sud e della Campania».

Una parziale buona notizia arriva, sul versante nazionale, per quello che riguarda il pagamento della cassa integrazione per i dipendenti delle piccole aziende artigiane, che, fino ad ora, erano fermi al mese di ottobre 2020. L'immissione di risorse da parte del ministero, consentirà agli enti dell'artigianato di sbloccare gli arretrati. Accanto alle botteghe artigiane, da lunedì molto probabilmente, saranno abbassate le saracinesche della quasi totalità dei negozi non essenziali (alimentari, farmacie, elettronica, librerie, cartolerie, prodotti per l'infanzia), e sono oltre 20mila le attività di questo comparto su tutto il territorio provinciale. A cui si dovranno aggiungere anche tutti i banconisti del settore non alimentare nei mercati. Anche sul commercio ambulante si abbatterà la scure della zona rossa, con il via libera solo per la vendita dei generi alimentari. I mercati rionali saranno, quindi, fortemente ridimensionati nel numero dei banchi. E ridimensionati saranno anche i trasporti pubblici, anche se non da subito. Fino ad inizio settimana sia la Sita Sud che Busitalia Campania viaggeranno con la percentuale attuale di bus, in attesa di provvedimenti ufficiali. E se Busitalia Campania continua ad avere il servizio al 100%, la Sita Sud ha già avviato il programma non scolastico - visto l'avvio della didattica a distanza - a cui si aggiungerà un'ulteriore riduzione del servizio del 30%, tornando in pratica quasi allo stesso servizio del primo lockdown dell'anno scorso.
 

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Il Mattino