SARNO - Morì il 19 giugno 2013 nel carcere di Secondigliano, nella struttura dell’ospedale psichiatrico giudiziario dov’era ricoverato. Prima era stato in cura...
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La morte di Esposito sopraggiunse poco dopo. Il processo è istruito al tribunale di Napoli. La vittima fu visitata alle 18 e dopo 40 minuti, morì. Esposito soffriva di patologie psichiatriche che ne inificiavano la libera autodeterminazione, da epilessia e insufficienza mentale con disturbo psicotico. La parte civile, nella sua opposizione, aveva ravvisato ipotesi ben più gravi di cooperazione in omicidio colposo e abbandono di persona incapace, senza ottenere risultati. Erano le prime formali accuse. Ma da indagini difensive è emerso che "non fu prestato tempestivo e idoneo soccorso, con i soggetti tenuti e obbligati a impedire il verificarsi della morte dell'internato. A fronte di imminente pericolo di vita, il personale sanitario e di vigilanza penitenziaria in una struttura specializzata, con soggetti portatori di patologie psichiatriche, dopo aver inutilmente indugiato, omise di chiedere ausilio di altro personale per un idoneo trattamento salvavita". Tradotto: il defibrillatore arrivò solo a decesso avvenuto. I due imputati sono accusati di negligenza, imperizia e violazione di regolamenti di soggetti titolari di specifiche posizioni di garanzia. Nonostante Esposito fosse un paziente in regime "di grande sorveglianza custodiale per scongiurare atti autolesionistici e tentativi autosoppressivi" morì perchè i soccorsi non sarebbero stati adeguati, nè tempestivi. Il processo dirà la verità. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino