Salerno. Quando la nave norvegese Siem Pilot ha attraccato al porto commerciale di Salerno, è calato il silenzio. Improvvisamente operatori sociali, soccorritori e forze...
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Una vita appena iniziata quella del piccolo nigeriano, ma stroncata nel disperato tentativo di poter avere la garanzia di un futuro. Garanzia che i suoi giovani genitori volevano soprattutto per lui e per i fratellini che desideravano dargli. Così, quando è arrivato il momento del distacco, hanno cercato invano di non lasciarlo accompagnando la sua bara per tutto il tragitto. La mamma, in lacrime, ha accarezzato un po' quel piccolo feretro bianco, avvolta in un vestito tradizionale africano. Il marito la abbracciava senza dire una parola. Ma prima che i servizi cimiteriali del Comune portassero via il loro piccino, la sua mamma e il suo papà hanno chiesto un sacerdote. Hanno voluto che sulla sua bara fosse messa un croce e che il corpicino del loro piccino avesse l'estrema unzione perché cristiani e praticanti. È stato padre Vincenzo Federico, responsabile della Caritas diocesana, a benedire la salma e a chiedere a tutti i presenti di recitare una preghiera per il bimbo. Ha poi preso dalla tasca la sua personale coroncina del Rosario e l'ha messa tra le mani della donna, sussurrandole di pregare sempre per trovare la forza di andare avanti senza perdere la fede.
«I genitori sono molto affranti - ha poi spiegato don Vincenzo - il piccolo sarà seppellito al cimitero di Salerno e loro hanno deciso di restare qui per non abbandonarlo mai. Sono persone provate innanzitutto da un viaggio estenuante, hanno subito un dolore enorme come quello della perdita di un figlio: non riuscivano a dire una parola. L'accoglienza è una questione di civiltà e dignità. L'Italia sta ponendo in atto la sua natura democratica e civile, applicando la Costituzione e il Vangelo che pongono al centro le persone».
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