Scafati come la terra dei fuochi In cinquemila in piazza contro i veleni del fiume Sarno

Scafati come la terra dei fuochi In cinquemila in piazza contro i veleni del fiume Sarno
Scafati. Un fiume di persone contro l’inquinamento del fiume Sarno e i suoi nauseabondi miasmi. Circa cinquemila persone rispondono all’appello lanciato su facebook...

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Scafati. Un fiume di persone contro l’inquinamento del fiume Sarno e i suoi nauseabondi miasmi. Circa cinquemila persone rispondono all’appello lanciato su facebook dall’ingegnere Arcangelo Sicignano e marciano per denunciare tutta la loro rabbia. Bambini, genitori, comitati civici, politici in ordine sparso di tutti gli schieramenti tutti uniti. Molti i rappresentanti provenienti anche dai comitati civici degli altri comuni, da Nocera a Torre Annunziata. Non c’è l’ex sindaco Pasquale Aliberti e la moglie, il consigliere regionale Monica Paolino, convinti per «la soluzione politica» del problema. Tra la gente c’è una sua fedelissima, Brigida Marra. In marcia anche il magistrato scafatese Giuseppe Cacciapuoti. 

Ad aprire il corteo lo slogan della manifestazione: «Per la salute dei nostri figli e della nostra città». Negli altri striscioni si legge: «L’indifferenza e l’ignavia ci uccidono»; «Basta distruggere il nostro futuro»; «Cappelle terra dei fuochi»; «Non vi permettiamo di giocare con la nostra salute Game Over». 
La marcia parte dal ponte sul fiume Sarno, a pochi passi da palazzo Meyer, e percorre via Roma e via Oberdan per poi ritornare in piazza. Arcangelo Sicignano, tra gli applausi, dice: «Questa è una battaglia per tutti. Senza colore politico. Siamo qui per difendere i nostri figli e la nostra città. Chiediamo alla commissione straordinaria di intervenire presso il presidente Regione Campania e presso il ministro dell’Interno e quello della Salute. Abbiamo bisogno di risposte e non ci arrenderemo». 

Per Sicignano la manifestazione è così l’inizio di una azione più ampia e complessa. Poi la parola passa a bambini e genitori che raccontano le loro testimonianze. Il piccolo Alessandro dice: «Vorrei che quando la maestra mi chiede di disegnare il fiume Sarno questo fosse limpido e pulito per poter disegnare anche i pesciolini. Invece dal ponte vedo solo sporcizia». Una donna urla: «Qui si muore di tumore. Noi non ce la facciamo più. Non crediamo più ai politici. Siamo stanchi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino