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Dopo quattro anni, la fine dell’incubo. Questa volta per sempre anche se a quella ragazzina, oggi ventenne, non cancellerà mai più il ricordo di quella violenza subita a febbraio del 2016. Per lei, però, e per i suoi genitori, si apre una nuova strada: quella del risarcimento civile per i danni morali e psicologici derivanti da quella violenza sessuale perché, dopo il pronunciamento della Cassazione, le parti civili possono finalmente ricorrere al giudice civile per la determinazione economica del danno. L’appello proposto da Antonio Saggese e Giuseppe Bombardino, oggi rispettivamente di 26 e 25 anni, è stato respinto martedì dai giudici della Suprema Corte che hanno confermato la pena di tre anni e dieci mesi di reclusione ciascuno sentenziata dai giudici della Corte d’appello di Salerno i quali, riconoscendo loro le attenuanti generiche sulla recidiva, avevano già concesso un piccolo sconto di pena. A sostenere la difesa delle parti civili a Roma, l’avvocato Stefania Forlani.
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Il Mattino