Sequestro di persona ai fini di estorsione, appropriazione indebita in concorso e lesioni personali. Padre e figlio finiscono davanti al gup Ubaldo Perrotta. Si tratta di Giuseppe...
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Il fascicolo, arrivato da Vallo della Lucania, e trasferito a Salerno perché passato nelle competenze dell’Antimafia, negli ultimi mesi sarebbe stato arricchito di ulteriori dettagli investigativi. Per questo motivo i legali dei due Damiani, gli avvocati Francesca e Michele Sarno, hanno chiesto una nuova riformulazione del capo di imputazione. Di qui la decisione del giudice per l’udienza preliminare di rinviare tutti gli atti nuovamente all’Antimafia e, quindi, anche la richiesta di giudizio.
La storia, però, è molto particolare: ci sarebbero anche altre persone coinvolte e al momento ancora in fase di identificazione. I fatti risalgono al 6 marzo del 2006, padre e figlio assieme ad altri, si sarebbero recati con la propria auto a Montecorice, presso l’abitazione di Francesco Malzone, politico locale, alle 22.30 della sera: lo avrebbero prelevato, portato presso un’altra casa e qui, dopo averlo denudato, lo avrebbero preso a schiaffi, sfiorandogli viso e ventre con un tubo di rame. Poi lo avrebbero inchiodato ad una sedia, legandogli mani e piedi, stile «incaprettamento», precisa il pm della Dda Marco Colamonici, costringendolo a firmare una dichiarazione confessoria con la quale si assumeva la responsabilità, assieme a Giovanni Romiti della redazione e della diffusione di volantini di denuncia che circolavano contro l’amministrazione comunale. Quindi minacciandolo di morte se avesse presentato denuncia ai carabinieri. Il tutto provocandogli escoriazioni e lacerazioni aggravate dal fatto di aver commesso le violenze con un tubo di ferro ed agendo in un orario serale che impedì alla vittima di difendersi.
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Il Mattino