Serena Sammarco, vandalizzato il murales a Salerno: «Inciviltà e mancanza di rispetto»

Sarà Flo a sistemare in tempi brevi ciò che l'inciviltà di qualcuno ha cancellato e sfregiato

Serena Sammarco, vandalizzato il murales
Inciviltà e mancanza di rispetto. Con poche parole - probabilmente - tutti si troveranno d'accordo nel commentare l'ennesimo atto vandalico (il secondo) ai danni...

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Inciviltà e mancanza di rispetto. Con poche parole - probabilmente - tutti si troveranno d'accordo nel commentare l'ennesimo atto vandalico (il secondo) ai danni del murales che raffigura il volto di Serena Sammarco, fotografa prematuramente scomparsa, al parcheggio Giovanni Paolo II nei pressi del parco Mercatello.

L'opera con il volto della fotografa in vespa è stata imbrattata da ignoti con della vernice gialla e una sostanza appiccicosa gettata proprio sul muro. Probabilmente gli autori del gesto non conoscono la storia di Serena e per divertimento hanno reso quel quadro su strada una caricatura.

Una scoperta amara per l'artista Flo il quale aveva messo tutto il cuore in quell'opera di street art. Sarà proprio l'artista a sistemare in tempi brevi ciò che l'inciviltà di qualcuno ha cancellato e sfregiato. «Ci sono rimasto molto male quando sono passato come faccio tutte le mattina prima di iniziare la mia giornata - racconta uno dei migliori amici di Serena, il consigliere comunale Gianluca Memoli - quello è il mio luogo di commemorazione. Purtroppo, si è perso il rispetto, nel senso più profondo del termine».

Serena Sammarco ha smesso di lottare contro un brutto male l'estate del 2021, a 42 anni, lasciando l'intera città di Salerno alle prese con il dolore. Perché era conosciuta da tutti come la firma degli attimi immortalati tra le emozioni e le storie. Nonostante la malattia e la pandemia, infatti, Serena aveva continuato a lavorare e a scattare. Le sue ultime fotografie raffigurano i suoi angeli in camice bianco: i medici e gli infermieri del reparto di Oncologia dell'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno. «Per qualcuno era solo un casco giallo tra mille altri; per chi la conosceva, invece, quel puntino colorato era l'indizio che qualcosa stava accadendo e lei non poteva perderselo. Serena era questo, la fotografa in sella, sulla sua vespa - si leggeva in una nota che annunciava una mostra in suo onore al Parco Arbostella lo scorso giugno - continuamente alla ricerca di luoghi e persone da fotografare». 

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Il Mattino