Biotestamento, la battaglia di Silvia: «In aula ho pianto per mia madre»

Silvia Giordano, deputato salernitano del Movimento 5 Stelle
«Sono riuscita a tenere fino all’ultimo, anche quando il Senato ha espresso il voto finale. Ma quando, approvata la legge, è scoppiato l’applauso e i...

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«Sono riuscita a tenere fino all’ultimo, anche quando il Senato ha espresso il voto finale. Ma quando, approvata la legge, è scoppiato l’applauso e i senatori del M5S si sono girati verso la tribuna per applaudire me che ero lì, non ho retto più. Ho iniziato a piangere come una bambina». La voce di Silvia Giordano è rotta dell’emozione. «È una giornata bellissima e allo stesso tempo confusa. Dopo il voto non ho capito più niente», sorride. Del resto, la deputata salernitana del M5S ha fatto della legge sul Biotestamento la ragione principale del suo mandato. Tanto che nel 2018 non si ricandiderà. «Se avessi avuto un solo dubbio, questa vittoria me l’ha tolto».


Onorevole, questa per lei non è stata una battaglia qualsiasi...
«Ce ne sono state tante, ma questa è iniziata nel 2013 e vederla conclusa a fine legislatura, quando ormai non ci speravamo più, è un’emozione fortissima».
Lei ha affidato a facebook una confessione personale legata alla malattia di sua madre. Cosa rappresenta per lei questo traguardo?
«Una liberazione. Mia madre per quasi otto anni è stata malata di Sla. Non ha mai voluto rinunciare alla cure. Anzi, ha voluto provare in tutti modi a vivere fino a che il suo corpo gliel’ha permesso. Ma grazie a lei ho capito tante cose. Ora so cosa s’intende per malattia che non ti permette di vivere».
È la malattia di sua madre che le ha dato la forza di lottare?
«Lei ha fatto la sua scelta che noi figli abbiamo sempre rispettato. Ma vedere gente ammalata che chiedeva altro e non poteva ottenerlo perché la legge non lo permetteva è stato straziante. Egoisticamente, quando vedevo mia madre mi dicevo “no, una situazione così non la voglio vivere”. Non poter scegliere è l’ingiustizia più grave».
Per lei si tratta dell’ultima battaglia in Parlamento?
«Sì, non mi ricandido. E se avessi avuto un solo dubbio, portare a casa questa legge me lo toglie del tutto».
Se non l’avessero approvata, si sarebbe ricandidata?

«Non lo so. Più che altro sarei tornata a casa con un forte dispiacere». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino