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Chi gli ha sparato, voleva solo lanciargli un avvertimento. Ma di certo, se la dinamica è quella raccontata dalla vittima, ha un’ottima mira oltre che una potente arma. Già, perché il killer lo ha ferito nonostante abbia sparato all’altezza di un terzo piano. È accaduto tutto intorno alle 6.30 di ieri mattina in piazza San Martino a Pastena.
La vittima è Antonio Castellano, 30 anni, un parente stretto di Papacchione, all’anagrafe Giuseppe Stellato. Ora il giovane uomo è ricoverato all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona: è stato colpito da un proiettile al polso, le sue condizioni sono buone ma dovrà essere sottoposto ad un intervento chirurgico. La versione fornita ai carabinieri della compagnia Salerno, agli ordini del maggiore Adriano Castellari, e intervenuti nell’immediatezza dei fatti dopo una chiamata di emergenza, non convincerebbe molto. La vittima avrebbe riferito di essere stato svegliato da una citofonata. Si sarebbe affacciato alla finestra della cucina del terzo piano dove risiede con la sua famiglia, che affaccia sul portone, ed ha sentito un colpo che gli trafiggeva il polso. E da lì è scattata la richiesta di soccorso e la telefonata ai carabinieri.
Era stato lanciato proprio dagli organi inquirenti salernitani nel corso delle ultime audizioni all’Antimafia. Soprattutto in riferimento alle nuove leve della criminalità organizzata che manifestano la propria presenza sul territorio attraverso condotte sintomatiche, i cosiddetti reati “spia” ovvero atti intimidatori, danneggiamenti e incendi dolosi sfociati in qualche caso anche in fatti di sangue più gravi. In quella sede proprio il comandante provinciale di Salerno, colonnello Gianluca Trombetti, aveva rilevato come «l’ascesa di gruppi composti prevalentemente da giovani aggressivi, normalmente privi di qualsivoglia capacità di gestione delle illecite risorse umane e materiali a disposizione e senza una vera e propria visione criminale, che tentano di colmare i “vuoti di potere” con spregiudicatezza, ritagliandosi contingenti spazi sul territorio attraverso l’esercizio della violenza quale unica forma di predominio socio-ambientale». Del resto proprio una delle ultime operazioni dei carabinieri, che ha sgominato il gruppo di spacciatori legato ai Pietrofesa, i guaglioni di via Irno, ha portato alla luce lo scontro tra bande diverse per il controllo di alcune attività sul territorio: non solo ne parla il gip in quella ordinanza, ma anche la cronaca dal momento che Renato Castagno, detto Ronny, organico ai Pietrofesa, ad esempio, è il giovane accoltellato nei pressi della spiaggia di Santa Teresa il 13 agosto scorso da Francesco Colonnese, il pescivendolo di Vietri sul Mare.
Su quanto accaduto nelle prime ore della mattina di ieri in piazza San Martino, i carabinieri stanno indagando a 360 gradi senza escludere alcuna pista. Soprattutto quella della guerra tra gang per il controllo dello spaccio. Non si esclude che possa esserci ancora vecchia ruggine tra gruppi criminali appartenenti a diversi gruppi criminali nati dalla costola di quelli che negli anni ‘80 controllavano tutte le attività illecite nel capoluogo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino