Spari all'ex pentito, condanna bis per l'aggressore

Sconto in appello per Rosario Giugliano «o’ minorenn» e «boss» di Poggiomarino e Nicola Francese, di Pagani

Spari all'ex pentito, condanna bis per l'aggressore
Fallirono agguato contro ex collaboratore di giustizia, sconto in appello per Rosario Giugliano «o’ minorenn» e «boss» di Poggiomarino e Nicola...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Fallirono agguato contro ex collaboratore di giustizia, sconto in appello per Rosario Giugliano «o’ minorenn» e «boss» di Poggiomarino e Nicola Francese, di Pagani. I giudici di secondo grado hanno confermato le responsabilità per entrambi, riducendo la pena per Giugliano a 8 anni e 8 mesi mentre per Francese a 6 anni e 8 mesi. Il tribunale ha escluso l’articolo 7, l’aggravante del metodo mafioso.

Toccherà attendere le motivazioni per comprendere il ragionamento dei giudici. Nel collegio difensivo c’erano i legali Vincenzo Calabrese e Giuseppe Della Monica. Le accuse erano tentato omicidio e porto d’armi. L’episodio chiave risale al 13 aprile 2021, a San Marzano sul Sarno. La vittima individuata era Carmine Amoruso, che secondo indagini aveva tentato di riaffermare la propria presenza criminale sul territorio. Riuscì a salvarsi facendo retromarcia e riportando delle ferite al braccio. I due imputati esplosero 14 colpi di arma da fuoco contro la sua auto. La Dda individuò quali sicari proprio Rosario Giugliano, con un lungo trascorso nel clan Alfieri-Galasso e Nicola Francese di Pagani. La vittima era uscita da pochi mesi dal piano di protezione, per ritornare nell’Agro nocerino. Giugliano e i suoi alleati, secondo le accuse dell’Antimafia, avrebbero avuto interessi in attività imprenditoriali, ma anche nel riciclaggio di denaro, estorsioni e intestazioni fittizie di beni. La presenza di Amoruso fu percepita come un ostacolo, oltre che come tentativo di riaffermare la propria presenza su quei territori. 



Il piano studiato da Giugliano per ucciderlo fu discusso in una mansarda a Pagani, il luogo scelto da «o’ minorenne» - come dimostrerà una seconda indagine - per curare i suoi interessi nell’Agro nocerino. Riunioni e appuntamenti furono registrati dalla Squadra Mobile che, per un procedimento parallelo coordinato dalla Dda di Napoli, aveva sotto intercettazione diverse persone. Le conversazioni captate fornirono molti dettagli sull’agguato, così come del suo fallimento. Quel giorno i due si diedero appuntamento nei pressi del cimitero di San Marzano sul Sarno. Alle 15.30 intercettarono una Ford Puma sulla quale viaggiava Amoruso, insieme al fratello e al cugino. Su di una Fiat Panda c’erano i sicari, che dopo aver superato la Ford, uscirono dal veicolo e spararono contro l’auto della vittima. Amoruso riuscì a inserire la retromarcia e ad allontanarsi, come fecero anche i due attentatori. La vittima restò ferita al braccio. Dopo un po’ fermò l’auto perché in panne, riuscendo a bloccare un furgone per strada e a raggiungere l’ospedale di Sarno. L’indagine raccontò anche della strategia criminale di Giugliano, la dissociazione. Era infatti libero, pur avendo accumulato condanne per circa 227 anni di carcere. Nell’ultimo blitz della Dda di Salerno a Pagani, è ritenuto il consigliere del clan Fezza - De Vivo.

 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino