Il rapporto con quel condomino era diventato difficilissimo: all’interno della propria abitazione non era nemmeno più libero di invitare amici a cena o di far giocare...
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Nel corso dell’udienza è stato ascoltato anche un amico della famiglia divenuta bersaglio dell’imputato che ha raccontato alcuni episodi registratisi quando, durante una cena, anche il rumore di una sedia avrebbe infastidito l’imputato che, con una scopa, avrebbe picchiettato sul soffitto per far capire al vicino che quella serata conviviale gli recava disturbo.
La vicenda ha inizio nel 2010 quando la presunta vittima, parte civile nel procedimento attraverso l’avvocato Gino Bove, si è trasferita con la propria famiglia in quello stabile della zona orientale dando inizio ad un lungo calvario poiché anche i normali atti di vita quotidiani sarebbero diventati un incubo. Tante e tali, le lamentele del condomine avrebbero spinto marito e moglie a cambiare le proprie abitudini di vita e, in particolare, a non invitare più ospiti presso il proprio domicilio e a condizionare i loro stessi bambini temendo che le normali esternazioni di gioia e i giochi in casa nei lunghi pomeriggi invernali, potessero arrecare disturbo all’uomo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino