Tentato omicidio, la pena diventa esecutiva: in carcere dopo 19 anni

Tentato omicidio, la pena diventa esecutiva: in carcere dopo 19 anni
PAGANI. Dopo diciannove anni dai fatti va in carcere, per una condanna...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PAGANI. Dopo diciannove anni dai fatti va in carcere, per una condanna definitiva a 10 anni decisa dalla Corte di Cassazione. Il paganese Rosario Nacchia, giudicato per l'accusa di tentato omicidio in concorso, quello di Nicola Fiore, interno all'allora clan Contaldo. I carabinieri hanno prelevato l'uomo giovedì scorso, trasferendolo nel carcere di Salerno, dopo che la Cassazione aveva rigettato il ricorso della difesa avverso alla sentenza d'Appello. In quella sede, era assistito dall'avvocato Giovanni Annunziata. La vicenda processuale si sviluppò nel periodo della guerra interna alla criminalità di Pagani, con dei contrasti sorti in seguito di natura familiare. Era l'11 maggio del 2000, a Pagani, in via De Rosa. Su una moto c'erano Rosario Nacchia e il fratello Pietro. Sarebbe stato quest'ultimo a sparare alcuni colpi di pistola da una calibro 9 parabellum contro Nicola Fiore, che si trovava in auto. La vittima scampò all'agguato, nonostante qualche ferita. Alla base di quel gesto i contrasti tra Sandro Contaldo, l'allora boss del clan omonimo e Fiore. La procura Antimafia raccolse elementi anche su problemi sorti per somme di denaro derivanti dal traffico di stupefacenti e sulla collocazione dei videopoker nei bar. Pietro Nacchia fu condannato a 16 anni di reclusione, mentre il fratello a 10. Ma solo in secondo grado, in Appello, dopo un'assoluzione in sede di gup. A fornire nuovi elementi in secondo grado furono alcuni testimoni, come i fratelli Francesco e Sandro Contaldo, poi anche la moglie del primo. Durante il processo fu anche sostenuto che quelle nuove accuse contro l'imprenditore fossero frutto di contrasti familiari, che generarono anche versioni discordanti sull'episodio e sulla presenza di ulteriori testimoni. Giorni fa, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso della difesa, facendo diventare esecutiva la pena. Una decisione «ingiusta» secondo l'avvocato, avendo l'uomo cambiato vita da tempo e facendo venir meno ogni presupposto di attualità dai fatti. 
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino