Lucia, prigioniera del terremoto: 37 anni in una scatola di latta

Lucia, prigioniera del terremoto: 37 anni in una scatola di latta
CAVA DE' TIRRENI - Sono trascorsi esattamente trentasette anni dal 23 novembre 1980. Un giorno che ha segnato per sempre la vita di intere comunità, non solo in Irpinia...

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CAVA DE' TIRRENI - Sono trascorsi esattamente trentasette anni dal 23 novembre 1980. Un giorno che ha segnato per sempre la vita di intere comunità, non solo in Irpinia ed in Lucania. Anche a Cava de’ Tirreni, in cui il sisma provocò sette vittime e ingenti danni al patrimonio edilizio, le ferite di quel terribile giorno sono ancora tangibili in varie zone. Nonostante siano in via di smantellamento, i prefabbricati leggeri sono ancora presenti sul territorio metelliano. In totale sono una decina le famiglie che ancora abitano all’interno di queste case di latta, ma soltanto una, la signora Lucia Senatore, sin dal 1980, quando la sua casa fu gravemente danneggiata dal terremoto, abita nel campo containers di via Luigi Ferrara, alla frazione Pregiato. 


L’86enne, infatti, è l’unica legittima assegnataria, reduce dal sisma di trentasette anni fa, che attende ancora una sistemazione definitiva. L’anziana donna attualmente vive da sola nel suo container, in uno scenario di assoluto degrado ed incuria: erbacce e rifiuti di ogni genere che fallo bella mostra tra scheletri di prefabbricati disabitati e devastati dai soliti vandali. La signora non ha voluto lasciare il campo di Pregiato per una sistemazione provvisoria nei locali dell’ex Aciscom, poiché attende una sistemazione definitiva. Le altre due famiglie che a breve saranno sistemate in un alloggio definitivo, seppur legittime assegnatarie,hanno trovato rifugio nei prefabbricati leggeri. Da Palazzo di Città fanno sapere che nelle prossime settimane queste famiglie saranno finalmente sistemate in un alloggio definitivo. Siccome in uno di questi due nuclei familiari è presente un diversamente abile, sono in corso i lavori di adeguamento di un alloggio a Santa Lucia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino