Salerno, Antonello De Rosa con la sua «Traccia di mamma» apre i festeggiamenti dei 20 di scena teatro

Venerdì 16 dicembre, nel «quartier generale» di scena teatro, l’auditorium del centro sociale di Salerno, in scena alle ore 21.00

Antonello De Rosa
«Traccia di mamma» di Antonello De Rosa apre i festeggiamenti, del ventennale che celebra la nascita dell’accademia formativa teatrale più seguita...

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«Traccia di mamma» di Antonello De Rosa apre i festeggiamenti, del ventennale che celebra la nascita dell’accademia formativa teatrale più seguita del sud Italia.

il viaggio fra il delirio della colpa e la frustrazione della solitudine, al centro della drammaturgia di questo spettacolo, De Rosa posiziona la malattia mentale e la fede, quella fede che è baluardo di salvezza nell’ora dello sconforto.

Un monologo in cui l’attore, che ne cura anche la regia, spazia e prende spunto dalla drammaturgia di Annibale Ruccello, di cui lo stesso, oggi, è il maggiore esponente e cultore. Da oltre 22 anni, De Rosa porta in scena questo spettacolo. Il debutto a Firenze nel luglio del 2001.

Il lento e implacabile tormento di una donna smarrita nel labirinto della sua mente offuscata, una donna alla deriva, schiacciata dalla follia e dalla memoria, da ricordi spesso abbaglianti, dal dolore di una perdita assurda e maledetta, affaticata da un ruolo e da una vocazione, da un’allucinazione che crede vera e reale e in cui continuamente si perde.

Le donne di Antonello De Rosa, come quelle di Ruccello si consumano in silenzio, carnefici e vittime, luce e oscurità, trascinandosi per strade strette e buie e malinconicamente lunghe, senza orizzonti, ignorando l’alba, i tramonti, il mare. In una scenografia essenziale, attraverso un sapiente gioco di luci, prende vita la parola di Ruccello, assaporata e restituita con forza nuova, rivissuta nella sua brutale dolcezza e nella sua morbida crudezza. E si odono le voci di donne, di una donna che incarna tutte le altre. Nel finale domina implacabile l’immagine di una Madonna- bambola, cui spetta l’ingrato compito di farsi adorare da un’umanità che fa scempio dell’amore.

Ancora gli ultimi, gli ultimi rinchiusi, gli ultimi soli, gli ultimi malati, quegli ultimi che De Rosa ha raccontato lungo tutta la sua carriera e che racconta ancora oggi attraverso il suo teatro.

 

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Il Mattino