Truffa alle compagnie telefoniche, affari milionari con i cellulari venduti sul web

Truffa alle compagnie telefoniche, affari milionari con i cellulari venduti sul web
Una frode da un milione di euro ai danni delle compagnie telefoniche. La “mente” era un professionista salernitano che, abilitato dall’Agenzia delle Entrate...

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Una frode da un milione di euro ai danni delle compagnie telefoniche. La “mente” era un professionista salernitano che, abilitato dall’Agenzia delle Entrate all’utilizzo del servizio telematico Entratel, ha aperto circa cinquecento partite Iva fittizie per inizio attività a carico di altrettanti soggetti che in realtà non ne avevano fatto richiesta, ottenendo da parte delle compagnie telefoniche la consegna di oltre trecento terminali con relative schede. Dopo aver consegnato la merce, le società non hanno però mai ottenuto il pagamento né delle rate per l’acquisto degli apparecchi né del credito. Gli apparecchi venivano poi rivenduti sul web.


La Procura ha chiuso il cerchio sulla maxi truffa messa a segno per ben cinque anni da G.L. 57 anni, commercialista originario di Vietri sul Mare ma attivo a Salerno che, con la complicità di altre sei persone accusate di aver procacciato documenti di identità di soggetti ai quali intestare le false partite Iva, è riuscito a creare un raggiro milionario ai danni delle più importanti compagnie telefoniche: dalla Fastweb, alla Tre, fino alla Wind, alla Tim e alla Vodafone. Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato ai legali degli indagati (nel collegio i penalisti Matteo Cardamone, Pierluigi Vicidomini e Mario Pastorino), il pubblico ministero Maria Chiara Minerva, titolare del fascicolo, ricostruisce il modus operandi del professionista che, attestando falsamente all’ufficio finanziario dell’Agenzia delle Entrate di agire per conto degli intestatari delle copie dei documenti che allegava alle richieste, è riuscito ad ottenere l’apertura di circa 500 partite Iva per inizio attività, rivelatesi poi fittizie in quanto non corrispondenti alla reale volontà delle persone intestatarie delle posizioni fiscali.


Il commercialista non si è fermato neppure quando, la stessa Agenzia delle Entrate, accortasi del raggiro, gli ha revocato l’abilitazione all’utilizzo del servizio telematico. Per portare a termine il suo piano truffaldino infatti il 57enne, secondo la tesi della Procura, si sarebbe impossessato delle credenziali d’accesso di una collega contenute su un dischetto custodito nella scrivania riuscendo così ad introdursi abusivamente nel sistema informatico protetto da password della donna, aprendo ulteriori 200 partite Iva.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino