Uccise la figlia di due mesi scuotendola. I periti del pm: ci sono segni di percosse

Uccise la figlia di due mesi scuotendola. I periti del pm: ci sono segni di percosse
Doveva essere il giorno del giudizio per la mamma di Pontecagnano a processo, in terza penale, per aver ucciso la figlioletta di soli due mesi a causa delle scosse che gli ha...

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Doveva essere il giorno del giudizio per la mamma di Pontecagnano a processo, in terza penale, per aver ucciso la figlioletta di soli due mesi a causa delle scosse che gli ha dato. La requisitoria del pm è però slittata al prossimo mese di luglio e proprio il sostituto procuratore Roberto Penna è stato artefice di un colpo di scena: un aggravamento del titolo di reato a carico della madre che è a processo per omicidio ma anche per calunnia, assieme al marito e alla suocera, per aver accusato della morte della piccola i medici del Ruggi e quelli del Santobono. Insomma, nonostante lo svolgimento del dibattimento, le indagini sono andate avanti e ulteriori perizie mediche avrebbero riscontrato nella piccola lesioni alla testa, alle costole, agli organi ma anche al rachide. La bimba, cioè, aveva lesionata anche la spina dorsale. Cosa, questa, che - secondo i periti della procura - su un neonato può avvenire non per scosse ma per botte ricevute.  E non solo. Ci sarebbero anche delle intercettazioni ambientali che incastrerebbero alle proprie responsabilità la mamma e anche la nonna della piccola.

 
Mamma che, dopo quell'episodio, ha avuto un altro figlio che prima le è stato tolto e poi restituito.
Il bimbo, un maschietto, nacque ad ottobre del 2016 e le fu subito tolto. Lo chiese (ed ottenne) la Procura di Salerno essendo la donna indagata perché ritenuta responsabile della morte di un'altra figlia, per scuotimento. Soltanto la caparbietà della madre della donna, che aveva inscenato una protesta sul tetto della clinica del Sole, dove la giovane aveva partorito, aveva impedito che il piccolo, a pochi giorni di vita, finisse in orfanotrofio: la nonna materna, difatti, era riuscita ad ottenerne l'affidamento. Poi il colpo di scena. I giudici del tribunale dei Minori accolsero la richiesta del legale della donna e le restituirono il piccolo riabilitandola alla potestà genitoriale che le era stata sospesa in attesa dell'esito procedimento penale a suo carico.


La vicenda giudiziaria ebbe invece inizio ad ottobre del 2014 quando una bambina di soli due mesi morì al Santobono di Napoli. La piccolo era giunta nell'ospedale pediatrico napoletano in gravi condizioni dal San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno. La procura di Salerno, su richiesta dei genitori, originari di Pontecagnano, aprì una inchiesta. I pm Roberto Penna e Francesca Fittipaldi in un primo momento indagarono 40 persone tra medici e paramedici: dal barelliere che aveva messo la piccina in ambulanza, ai medici che per primi la visitarono agli infermieri che li aiutarono per finire con i sanitari che l'accolsero a Napoli. Disposta l'autopsia, l'esame rivelò che la bimba era morta a causa di alcune fratture sul cranio. Ma, a seguito di più approfonditi accertamenti, emerse che le ferite riportate dalla piccola erano antecedenti all'ultimo ricovero. Ad uccidere la piccola, secondo la procura, sarebbe stata la mamma scuotendola con forza. Tra l'altro anche altri ossicini del suo corpicino risultarono fratturate. Accuse che la donna ha sempre respinto avendo dalla sua anche la fiducia del marito e della suocera. I due pm decisero dunque di archiviare l'indagine a carico dei medici e dei paramedici.
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Il Mattino