Via dalla strada grazie al bridge «Migliora le capacità di analisi»

Via dalla strada grazie al bridge «Migliora le capacità di analisi»
SALERNO - Strappati alla strada grazie al bridge. Succede alle scuole di Fratte e Matierno dove gli alunni classificati a rischio sociale e quindi maggiormente esposti alla...

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SALERNO - Strappati alla strada grazie al bridge. Succede alle scuole di Fratte e Matierno dove gli alunni classificati a rischio sociale e quindi maggiormente esposti alla dispersione dalle lezioni sono coinvolti da settimane in un progetto extracurriculare che ha trasformato il famoso gioco a carte in una attività di laboratorio vera e propria. Un laboratorio didattico con le carte farebbe strabuzzare gli occhi a chiunque. Ma nel plesso di scuola media di Matierno insieme a quello di Fratte si capisce subito che il bridge non sia più un semplice gioco, bensì una tecnica didattica che affina la mente. Lo sanno bene i docenti coordinati dalla preside Annalisa Frigenti che hanno cominciato a seguire i ragazzi passo dopo passo per farli restare a scuola il più possibile.


Lontani dalla strada e da possibili rischi di devianze sociali, ben 30 ragazzini di classi prima e seconda media sono coinvolti di pomeriggio in partite di bridge a coppia. I ragazzi più a rischio restano a scuola per allenarsi in coppia, creando un vero ponte ideale col compagno giocatore. Il bridge è diventato a Fratte e Matierno non un semplice gioco, ma un forte attrattore sociale capace di esaltare i valori dell’amicizia, dell’aggregazione e del fair play. Tutto questo in due quartieri, soprattutto a Matierno, dove l’allarme dispersione è forte.


Basti pensare che in un anno e mezzo sono 60 le famiglie di alunni che hanno aderito a progetti di consulenza con esperti e psicologi specializzati nei problemi giovanili. Ma perché proprio il bridge come strumento di lotta alla dispersione scolastica, proprio in quei quartieri dove il rischio di allontanamento dalla vita di classe è più alto che in altri rioni del capoluogo? “Il bridge non è da intendersi come un gioco a carte, bensì come un laboratorio di menti – dichiara la preside Frigenti – il bridge offre ai ragazzi socialmente a rischio un momento di fondamentale importanza che è quello che li prepara e li forma alla vita, siamo convinti che sia uno sport in grado di affinare le capacità di analisi e perfezionare le capacità di sintesi”. Sono 30 i ragazzini che hanno detto sì al singolare laboratorio didattico finanziato come progetto di area a rischio dal Miur. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino