SANT'EGIDIO DEL MONTELABINO - Viene a contatto con l’uranio impoverito dopo due missioni in Afghanistan; da tredici anni il ministero della Difesa gli nega...
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Dopo il primo intervento le condizioni di salute peggiorano, i sanitari gli asportano la vescica e un rene, costringendolo a utilizzare una sacca per contenere le urine. Affronta le spese sanitarie da solo, ignaro dell’esistenza della circolare 65/84 dello stato maggiore dell’Esercito, che prevede il «monitoraggio del personale delle forze armate affetto da grave patologia, l’assistenza in campo sanitario, amministrativo, spirituale, psicologico, morale e materiale a favore dei militari e dei loro familiari». Antonio ne viene a conoscenza alla fine del 2005 e chiede all’amministrazione del proprio reparto l’applicazione. L’ufficio risponde picche e il giovane viene chiamato a rapporto da tre superiori. Col timore che le sue richieste e il collegamento tra il carcinoma, l’uranio impoverito e le missioni, avrebbe potuto screditare l’immagine del reparto, viene invitato con fare intimidatorio a rinunciare a ogni iniziativa. Poi, dopo battaglie legali e pareri negativi, ottiene la causa di servizio al tribunale militare di Roma, in stand-by da 10 anni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino