«La Campania è la regione italiana in cui si fa maggior abuso di antibiotici, circa il doppio di quelli che vengono utilizzati nella provincia più virtuosa,...
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Per questo bisogna agire su vari fronti: innanzitutto con la vaccinazione negli adulti, poi, prevenire la diffusione di infezioni nasocomiali, quelle, cioè, contratte in ospedale, e anche la riduzione del consumo di antibiotici.
Proprio per questo, ha continuato il professore:«Nell'azienda ospedaliera della Federico II è partito un progetto ad hoc per ridurre l'utilizzo di medicinali. Per il momento nei reparti di medicina interna e terapia intensiva».
Ma il dibattito è stato anche il modo per raccontare le testimonianze dei pazienti. All'incontro, infatti, ha partecipato Silvana Petita, la cui madre ha scoperto, lo scorso anno, di essere affetta da sepsi. «La situazione sembrava drammatica -ha raccontato la donna- ma i medici hanno saputo diagnosticare la malattia. Cosa che non era avvenuta in un'altra struttura. Sono qui anche per questo -ha concluso- per sensibilizzare famiglie e medici su questa patologia che può risultare fatale».
E in effetti i numeri parlano chiaro: ogni anno al mondo le persone che muoiono per questa malattia vanno dai 6 ai 9 milioni: una vera e propria emergenza, su cui però, come spiega Gentile, si sensibilizza ancora poco.
Per ridurre i rischi di questa infezione, quindi, bisogna partire dalla diminuzione dei battericidi: «Quando prendiamo un farmaco facciamo del bene a noi, ma compromettiamo la salute dell'intera comunità. Prendere troppi antibiotici è come buttare plastica nell'oceano: resteranno dentro di noi per sempre. E il rischio è serio. Si potrebbe arrivare, infatti, a quella che gli studiosi chiamano era post-antibiotica, un passo indietro, come quando, appunto, gli antibiotici non esistevano». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino