Epatologia in Campania, convegno all’Archivio di Stato di Napoli

L'obiettivo è disegnare percorsi di cura in epatologia attraverso una organizzazione ‘condivisa’

Il dottor Ernesto Claar
Tra algoritmi diagnostici, prevenzione, dati e sinergia tra specialisti e medici di medicina generale, prende il via l’undicesima edizione del corso...

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Tra algoritmi diagnostici, prevenzione, dati e sinergia tra specialisti e medici di medicina generale, prende il via l’undicesima edizione del corso «L’Epatologia nel III millennio» con cui l’Epatologia dell’Ospedale Evangelico Betania intende divulgare il progresso scientifico e l’avanzamento tecnologico in epatologia.

L’appuntamento è per il 24 e il 25 novembre a partire dalle ore 9 all’Archivio di Stato di Napoli. Responsabile scientifico è il dottor Ernesto Claar, direttore dell’Unità Operativa di Epatologia dell’Ospedale Evangelico Betania. «L’ambizione è quella di disegnare, in un’epoca di ristrutturazione sanitaria, i percorsi di cura in epatologia, attraverso una organizzazione ‘condivisa’. Come nelle precedenti edizioni esperti, membri delle istituzioni, relatori e platea si confronteranno riportando le comuni esigenze.»

Diversi gli argomenti: dalla vera epidemia del terzo millennio che è la malattia da fegato grasso (steatosi epatica) associata alla sindrome metabolica (obesità, diabete, alterato assetto lipidico) ai dati campani, dove ancora nel 64% dei casi la diagnosi di tumore al fegato e cirrosi epatica vengono poste contestualmente.

La Direzione Generale per la tutela della Salute della Regione Campania, consapevole delle esigenze, su input del Presidente della Giunta Regionale si è impegnata nella realizzazione di «nuovi modelli assistenziali» per i pazienti affetti da malattia di fegato.

E ancora si parlerà della Campania che è la regione con la più alta prevalenza di eccesso ponderale tra gli adulti (50,6%): 38% in sovrappeso e il 12% obesi; è maglia nera per obesità infantile (44%); condizione, questa, che è premessa della malattia da fegato grasso e può evolvere, subdolamente, in cirrosi epatica ed epatocarcinoma.

«Fondamentale – ricorda Claar - è diffondere la consapevolezza che l’obesità infantile aumenta drammaticamente il rischio di sindrome metabolica in età adulta con tutti i risvolti sulla compromissione della qualità di vita, su autostima, ansia, depressione e capacità di partecipare ad attività fisiche e sociali.

Non tutti i bambini obesi diventano adulti obesi ma è possibile mitigare il rischio attraverso stili di vita sani, l’adozione della dieta Mediterranea, scoraggiare il consumo di alimenti ad alto contenuto calorico e grassi saturi, scoraggiare il consumo di alcol, stimolare l’attività sportiva. Anche questo è salvaguardare il fegato, anche questo è programmazione sanitaria». Un focus sarà infatti dedicato all’importanza dell’attività sportiva.

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Il Mattino