Una App con il 'bollino di qualità', approvata dai dentisti, per sapere rapidamente se c'è un'infiammazione alle gengive. È la...
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Gli specialisti ricordano che 20 milioni di italiani hanno spesso gengive arrossate, che sanguinano o si ritraggono: segno di un'infiammazione da non trascurare, perché può trasformarsi in una parodontite grave e portare anche alla perdita dei denti. A partire da questi dati e per facilitare la diagnosi, i parodontologi hanno messo a punto l'applicazione 'GengiveINFormà che in pochi passaggi e 5 semplici domande aiuta chiunque a stimare il rischio di sviluppare o aggravare la parodontite, e soprattutto a capire se sia il caso di rivolgersi agli esperti per iniziare l'iter diagnostico o per rivalutare la terapia. «La parodontite è una malattia che può diventare grave e invalidante, per la quale la diagnosi precoce è fondamentale.
E ben 3 italiani su 4 hanno sintomi che richiederebbero un approfondimento diagnostico», spiega Mario Aimetti, presidente Sidp. La nuova App, «disponibile gratuitamente online per smartphone, vuole permettere al paziente di individuare in maniera rapida e facile alcuni fattori predisponenti o i primi segnali di una parodontite - sottolinea - sollecitando a non trascurarli e a rivolgersi al proprio dentista per un approfondimento. Un esame di screening semplice ma essenziale come il sondaggio parodontale, con un piccolo strumento simile a un righello che individua se c'è uno 'scollamentò delle gengive dai denti, è in grado di valutare per tempo la presenza di un disturbo gengivale».
La App contiene, oltre a un test di autovalutazione, alcune informazioni utili redatte dagli esperti Sidp e un link al portale www. gengive.org che offre risposte semplici, autorevoli e complete sulle malattie gengivali: l'applicazione vuole infatti essere uno strumento moderno e immediato per la popolazione, per sensibilizzarla alla prevenzione e alla diagnosi precoce. «Naturalmente - precisa Luca Landi, presidente eletto Sidp - la App non vuole sostituirsi all'indispensabile visita clinica, anzi è uno strumento che spinge il paziente a sottoporvisi quando opportuno».
«La diagnosi - spiega lo specialista - è possibile con l'uso della sonda parodontale, completato da un approfondimento con radiografie endorali e dall'attenta e ampia valutazione dei fattori di rischio del paziente, dalle abitudini di vita allo stato di salute generale, fino alla storia medica sua e della sua famiglia. Non servono invece test
genetici ed esami della saliva a oggi ancora poco utili ai fini della diagnosi ed esclusi dalla nuova classificazione.
Il Mattino