«A 12 anni mi sono ammalato, ora studio per aiutare gli altri»

«Frequento la struttura di diabetologia pediatrica al secondo Policlinico da quando avevo 12 anni, come paziente. A quell'età, infatti, mi hanno diagnosticato il...

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«Frequento la struttura di diabetologia pediatrica al secondo Policlinico da quando avevo 12 anni, come paziente. A quell'età, infatti, mi hanno diagnosticato il diabete. Oggi che ne ho 25 continuo a venire qui, ma in altra veste: sono tirocinante, a un passo dalla laurea in medicina». È la storia di Raffaele Varchetta, laureando alla Federico II.


«A un certo punto della mia vita ho pensato che avrei voluto continuare a stare qui, ma dall'altra parte, come diabetologo - continua il 25enne - Credo che ad un paziente malato di diabete possa essere d'aiuto trovarsi difronte uno specialista che ha anche un'esperienza diretta della situazione avendo la stessa patologia. Ricordo le tante volte, sprattutto all'inizio, in cui mi recavo qui, allarmato. E' inevitabile che i pazienti siano preoccupati, principalmente nella fase iniziale. E a loro che oggi voglio dare il mio aiuto». Raffaele Varchetta è stato seguito dall'unità di pediatria fino a 19 anni, poi il passaggio ai medici degli adulti. «Non ho avuto grandi difficoltà. E' stato un passaggio graduale, vissuto bene. Voglio sottolineare come nella sfortuna sia stato fortunato: la malattia mi ha permesso di trovare la mia strada» conclude.
   
Sull'importanza della fase di transizione per i malati di diabete i medici non hanno dubbi. «Le morti per chetocitosi diabetica avvengono principalmente tra i 18 e i 22 anni, ossia nell'età di transizione tra l'adolescente e l'adulto. I giovani che dovrebbero transitare, infatti, spesso si sentono "abbandonati" dal pediatra e poco compresi dal medico dell'adulto. Per cui è fondamentale gestire bene questa fase e noi abbiamo fatto un percorso di sei mesi con i medici degli adulti per avere lo stesso lingiuaggio, lo stesso comportamento nei confronti del paziente. E ci siamo riusciti: i risultati, infatti, sono positivi» racconta Adriana Franzese, diabetologa presso l'unità di pediatria della Federico II.
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Il Mattino