Sardegna, da miniera si riconverte in biofabbrica di spirulina: Livegreen Università e Carbosulcis per futuro microalghe

Sardegna, da miniera si riconverte in biofabbrica di spirulina: Livegreen Università e Carbosulcis per futuro microalghe
Da miniera a biofabbrica di spirulina. Prima il carbone, ora la spirulina. La microalga del presente e del futuro usata nella farmaceutica, ma anche consigliata dai nutrizionisti,...

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Da miniera a biofabbrica di spirulina. Prima il carbone, ora la spirulina. La microalga del presente e del futuro usata nella farmaceutica, ma anche consigliata dai nutrizionisti, sarà coltivata nella miniera di Nuraxi Figus, a Carbonia, per capire insieme all'Università di Cagliari e alla Carbosulcis come ottimizzare la produzione e quali altri effetti benefici, in condizione particolari di crescita, è in grado di regalare. Un piccolo impianto c'è già, ma entro l'anno - secondo la roadmap disegnata nel progetto - la ricerca dovrebbe entrare nel vivo. L'obiettivo, spiega Gabriele Cipri, amministratore e socio di Livegreen, azienda sarda principale produttrice italiana di spirulina biologica, non è quello di ottenere un prodotto che vada ad aggiungersi ai diciassette già in vendita, ma un processo. Insomma una sorta di prototipo di «biofabbrica» del futuro. «Ci permetterà di studiare nel dettaglio - racconta Cipri all'ANSA - che cosa succede e quali sono gli ulteriori vantaggi di una produzione che si basa sulla riserva geotermica della miniera».

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Livegreen sa già cosa accade negli impianti a biogas di Arborea, in provincia di Oristano. Ma vuole aprire una nuova frontiera con la produzione in miniera. Nata nel 2017 da un'esperienza più che decennale nell'ambito delle microalghe, Livegreen ha sede a Oristano e impianti produttivi ad Arborea. Oltre a produrre e vendere spirulina si occupa anche di creare prodotti con aziende del territorio e italiane in generale, per promuovere uno stile di vita sano e naturale. Un esempio? La spirulina è già entrata nella produzione di prodotti tipici sardi come il pane guttiau e la fregola. «Il progetto di interesse regionale - spiega Claudio Ledda, responsabile ricerca e sviluppo di Livegreen - è stato avviato nel 2018. La prima fase si è conclusa nel 2019 e prevedeva lo sviluppo di un impianto con riserva geotermica della miniera per un riscaldamento della coltura tutto l'anno. Nella seconda parte Livegreen entra come supporto tecnologico per tutte le prove che saranno fatte in vista dell'ottimizzazione della fase di lavorazione. Il fine è quello di arrivare a una biofabbrica che valorizzi alimentazione umana, farmaceutica, ma anche zootecnia, grazie alla partnership strategica con la Cooperativa Produttori di Arborea. Per ora il nostro principale obiettivo è capire come realizzare più che un prodotto, un processo innovativo». Il progetto durerà ancora due anni, ma il primo step è quello di arrivare alla realizzazione di un impianto pilota. Sarà la base del vero e proprio impianto industriale. 

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Il Mattino