Tumore al seno, cure senza chemioterapia: esiti positivi da una ricerca italiana

Tumore al seno
PADOVA - Arrivano notizie positivi dalle prime cure senza chemioterapia contro gli HER2+, una delle categorie più aggressive del tumore al seno. Uno studio multicentrico,...

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PADOVA - Arrivano notizie positivi dalle prime cure senza chemioterapia contro gli HER2+, una delle categorie più aggressive del tumore al seno. Uno studio multicentrico, coordinato all'Istituto Oncologico Veneto di Padova dal professor Pierfranco Conte, che prende in considerazione i tumori HER2+ con recettori ormonali positivi (circa la metà) sta dimostrando la possibilità di trattarli con successo mediante un protocollo terapeutico che fa a meno della classica chemioterapia. Evitandone così gli effetti collaterali. Le percentuali di successo molto interessanti: nelle pazienti sottoposte a questo protocollo, nel 70% dei casi si ottiene dopo due settimane una evidente diminuzione della velocità di crescita delle cellule cancerose. E in molte di loro - anche se è presto per fare cifre trattandosi della fase più avanzata di uno studio in corso - si è visto che dopo 5 mesi di trattamento non ci sono più cellule tumorali.






«Naturalmente sono risultati da prendere con prudenza perché lo studio non è nemmeno a metà - dice Conte -. Lo abbiamo cominciato nel maggio 2014, lo concluderemo in aprile 2016, e solo allora potremo disporre di dati definitivi riguardanti circa 80 casi. Ma sicuramente quello che stiamo vedendo è molto molto incoraggiante e ci fa pensare di essere sulla strada giusta». Lo studio, basato non sull'uso di farmaci nuovi ma su un nuovo modo di classificare le pazienti, fa emergere che questi risultati terapeutici sono stati conseguiti facendo a meno della chemioterapia classica, di cui è inutile ricordare i non pochi effetti collaterali sulle pazienti. Allo studio, di cui è capofila l'Istituto Oncologico Veneto, partecipano anche l'Istituto Europeo di Oncologia e l'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e gli ospedali S.Anna di Ferrara, S.Maria della Misericordia di Udine, S.Chiara di Pisa e l'Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo (Torino). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino