Arrabbiarsi fa morire prima dei 70 anni

Arrabbiarsi fa morire prima dei 70 anni
La prossima volta, prima di arrabbiarvi per il traffico caotico o per qualche altro inconveniente quotidiano, pensateci due volte. Fate un bel respiro e cercate di calmarvi....

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La prossima volta, prima di arrabbiarvi per il traffico caotico o per qualche altro inconveniente quotidiano, pensateci due volte. Fate un bel respiro e cercate di calmarvi. Potreste evitare una morte precoce, o comunque prima di aver compiuto 70 anni.




Un gruppo di ricercatori dell’Iowa State University ha infatti condotto uno studio in cui è stato evidenziato che chi ha una maggiore facilità nell’inalberarsi aumenta significativamente il rischio di morire per cause legate a disturbi cardiovascolari, quali infarto o ipertensione. Avere un carattere fumantino, si sa, predispone agli scatti d’ira e non fa bene sia al corpo che alla mente.



La novità di questa ricerca sta nel calcolo degli anni che intercorrono tra episodi di arrabbiatura e la morte: se, ad esempio, si compromette la propria salute intorno ai 35 anni, somatizzando sentimenti negativi prodotti dall’umore, è più probabile che la morte sopraggiunga nei successivi 35.



I ricercatori hanno associato il fattore “ira” ad altri che ugualmente hanno un peso notevole nel danneggiare il benessere, quali lo status economico, la condizione famigliare, se si è fumatori oppure no. Lo studio, pubblicato sulla rivista Social Science & Medicine, non spiega perché il carattere irascibile porti più facilmente a una morte precoce; esso, infatti, parte dal presupposto che già in analisi precedenti si era collegata la rabbia con una varietà di processi psico-somatici negativi.



Tra questi, l’arteriosclerosi e gli infarti cardiaci. «Ciò suggerisce – hanno scritto gli autori dello studio – che la somatizzazione dell’ira attraverso passaggi psicologici possa essere responsabile della comprovata associazione tra l’ira stessa e la mortalità».



Per condurre la ricerca, sono stati utilizzati i dati di un campione rappresentativo su scala nazionale di 1307 maschi adulti, lungo un arco temporale di 40 anni (1968-2007). Tra il ’68 e il ’72 è stato chiesto annualmente ai pazienti che rapporto avessero con la rabbia, se fosse abbastanza facile farli inalberare o se ci volesse un po’.



I soggetti dello studio avevano tra i 20 e i 40 anni, con un’età media nel 1972 di 34 anni e mezzo. Gli scienziati hanno concluso che chi si trovava nel primo quartile (cioè chi si arrabbiava più spesso e più facilmente) correva un rischio 1,57 volte maggiore rispetto a chi era più calmo e si innervosiva con più difficoltà.



Spiega lo psicologo Graham Price, che si è occupato di problemi legati all’ira: «Le persone più predisposte ad arrabbiarsi hanno sedimentato dentro di sé convinzioni estreme legate a forme d’ingiustizia, probabilmente innescate da esperienze negative vissute in passato, quasi certamente rafforzate da espressioni di rabbia eccessive, esternate per lungo tempo».



Da qui il dottor Price suggerisce: «Un modo per rilassarsi consiste nell’accettare questi sentimenti, ricorrendo a forme di auto-consapevolezza, e cercando di trattenere l’esplosione rabbiosa». Egli inoltre aggiunge che «la rabbia è una forma di stress, e lo stress aumenta i livelli di cortisolo nella pressione sanguigna».



Altri studi hanno mostrato che se la rabbia, o altre manifestazioni di stress, viene mantenuta ad alti livelli per troppo tempo, l’impatto negativo sulla salute è inevitabile. Non si deve dimenticare di distinguere tra vari tipi d’ira: la rabbia, infatti, non si esprime sempre allo stesso modo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino