Dimenticate scagliette di grana e rucola oppure olio e limone (che “brucia” la carne). La bresaola si mangia “santa”, nuda e cruda, al massimo accompagnata...
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Per prima cosa va detto che salatura ed essiccamento della carne non sono certo esclusive della zona, è un metodo antichissimo di conservazione in tantissimi paesi (in Svizzera e Germania si fa il Bindenfleischm, in Russia la Suschenaja govjadina e nei paesi slavi il Suho meso, solo per restare in Europa). Ma qui un mix di tradizione secolare (le prime testimonianze risalgono al XV secolo) e il clima tipico della Valtellina, permettono di ottenere un prodotto unico. Sulle ali delle diete – è in assoluto il salume più povero di grassi – e della voglia di mangiar sano, la bresaola è un alimento ricercatissimo: che tradotto in numeri significa una produzione annua di oltre 12 mila tonnellate per un giro d'affari di 215 milioni di euro. Insomma uno dei più antichi e tradizionali salumi italiani sta vivendo una nuova giovinezza.
Com'è dimostrato dall'incremento del 39 % di vendite in 15 anni, in netta controtendenza sulle altre carni rosse.
Il Mattino