La poliziotta allatta il figlio di una donna arrestata: la foto diventa virale e ottiene la promozione

La poliziotta allatta il bimbo denutrito di una donna arrestata e ottiene la promozione
Un gesto materno, istintivo e di grande altruismo. Una poliziotta è diventata una vera e propria star del web dopo aver deciso di allattare un bimbo di pochi mesi, che...

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Un gesto materno, istintivo e di grande altruismo. Una poliziotta è diventata una vera e propria star del web dopo aver deciso di allattare un bimbo di pochi mesi, che presentava gravi segni di denutrizione, figlio di una donna arrestata poche ore prima.




I sei figli piccoli della donna arrestata erano stati condotti ad un ospedale di Buenos Aires, dove Celeste Ayala lavora come poliziotta. Il più piccolo dei figli, un bimbo di appena sei mesi, denutrito e decisamente sporco, aveva bisogno di essere allattato e Celeste, madre di una bimba nata da poche settimane, non ha esitato a prenderlo e nutrirlo. Una collega della poliziotta le ha scattato una foto, diventata immediatamente virale sul web.

«Voglio rendere pubblico questo grande gesto d'amore che hai fatto oggi verso quel bambino» - così la poliziotta ha omaggiato la generosa collega - «Senza conoscerlo hai agito come se fossi sua madre, senza curarti della sporcizia e dell'odore, a differenza del personale dell'ospedale. Cose del genere non si vedono tutti i giorni». L'altruismo, la generosità e l'empatia sono valsi a Celeste Ayala un ringraziamento pubblico e, soprattutto, una promozione da parte dei vertici della polizia della capitale argentina.

«Non ho fatto nulla di speciale, solo quello che sentivo necessario in quel momento» - ha invece dichiarato la diretta interessata - «Ho visto quel bimbo affamato, si metteva la mano in bocca, così ho chiesto di poterlo abbracciare e allattare al seno. Mi spezzava l'anima, vederlo così».

Sul web, intanto, si susseguono i commenti che plaudono al gesto di Celeste: «Un gesto tanto semplice quanto grande, una vera dimostrazioni di umanità e carità cristiana. Grazie per quello che hai fatto!».
 

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Il Mattino