"Mio figlio a 18 anni non è più autistico". La denuncia del papà di Tommy -Foto

Il giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti con il figlio Tommy (Ansa)
Come un 'fantasma'. Troppo grande per la scuola, per essere ancora accettato nei centri diurni, per essere seguito dagli specialisti che lo hanno avuto in cura, come i...

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Come un 'fantasma'. Troppo grande per la scuola, per essere ancora accettato nei centri diurni, per essere seguito dagli specialisti che lo hanno avuto in cura, come i neuropsichiatri infantili, ma 'sconosciuto'agli psichiatri.




Tuttavia da gestire come un bambino,a rischio di solitudine e inattività e con una patologia che, attraverso un 'ginepraio' complicato, rischia di dover essere dimostrata di nuovo per poter vedere garantito quanto previsto della legge 104 del 1992 sull'assistenza alle persone con handicap.

Ecco cosa può accadere alla soglia dei 18 anni a un ragazzo autistico, secondo la denuncia del giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti, che descrive la situazione che si trova a vivere con suo figlio Tommy, affetto da questa patologia e che il 26 febbraio diventerà maggiorenne, simile a quella di molti ragazzi. "Tommy compie 18 anni il 26 febbraio e a tutti gli effetti non sarà più considerato un autistico. Entra nel limbo dei fantasmi, di quelli che qualche psicanalista d'antàn chiama'i post autistici' - scrive Nicoletti - c'è da mettersi le mani nei capelli: io per casa ho ancora a tutti gli effetti un bambino da sorvegliare come se avesse tre anni, anche se è alto due palmi più di me e pesa 90 chili. Al Caf poi mi hanno ricordato l'aspetto più ridicolo: non è più autistico quindi dovrò nuovamente rifare tutta la trafila per la 104 che scade.


Spero davvero che non sia così, c'è da spararsi". Ma, quasi una 'provocazione', "il primo atto spiega all'Ansa "sarà festeggiare il compleanno di Tommy non più autistico, in una location che stiamo cercando". "Quelle del compleanno saranno anche le prime scene di un docufilm sull'autismo che stiamo girando" aggiunge. "Il mio vuole essere un pungolo soprattutto alle famiglie- conclude - bisogna inventarsi qualcosa. Penso ad esempio all'idea che alcune possano consociarsi in piccoli gruppi, mettendo insieme contributi pubblici e beni da dare ai figli per offrire un futuro dignitoso nel 'dopo di noi'". Leggi l'articolo completo su
Il Mattino