Ragazze in fuga d'amore a 14 anni: da Nizza fino in Calabria con l'auto della nonna

Ragazzine in fuga d'amore a 14 anni: da Nizza fino in Calabria con l'auto della nonna
In fuga d'amore ad appena 14 anni, da Nizza fino in Calabria: è l'incredibile storia di due ragazzine che si erano allontanate da casa undici giorni fa e hanno...

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In fuga d'amore ad appena 14 anni, da Nizza fino in Calabria: è l'incredibile storia di due ragazzine che si erano allontanate da casa undici giorni fa e hanno percorso in auto, guidando a turno, quasi duemila chilometri. A bordo dell'auto della nonna di una di loro, volevano raggiungere la Sicilia, ma sono state rintracciate a Bianchi, un paesino in provincia di Cosenza.


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Durante gli 11 giorni di fuga le ragazze avevano sostato a Roma e avevano speso tutti i loro risparmi: quando i carabinieri le  hanno trovate, le due giovani hanno tentato di spacciarsi per maggiorenni. Erano sdraiate sui sedili dell'auto e stavano dormendo lì: dopo averle rifocillate e con l'aiuto di un'interprete, i militari sono poi riusciti a scoprire la verità sulla loro identità.

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Louise e Soléne, che vivono a Vence, sobborgo di Nizza, volevano fuggire dalle loro rispettive famiglie: alla base della fuga, forse, l’opposizione dei loro parenti alla loro storia d’amore gay. A tradirle, il fatto che in quel paesino, Bianchi, di sole 1200 anime, non si trovano spesso turisti, e ci si conosce tutti: i carabinieri, dopo aver visto la targa straniera, si sono insospettiti e sono andati a controllare, e le hanno trovate addormentate e infreddolite.

Tra le lacrime, scrive Repubblica, hanno poi raccontato alla moglie del sindaco, una delle poche persone del luogo che parla francese, la loro storia: partite da Vence, avevano speso quasi tutti i loro soldi a Roma, ma erano comunque partite per la Sicilia. Sulla Salerno Reggio Calabria però hanno preso uno svincolo sbagliato: spaventate dal freddo di quelle stradine di montagna, si sono perciò fermate a Bianchi per riposare.


Il sindaco, Pasquale Taverna, le ha poi ospitate a casa sua:
«Non potevamo lasciare a dormire in macchina o in caserma, e poi con mia moglie riuscivano a parlare», ha detto a Repubblica. Il giorno dopo i genitori, arrivati in auto, si sono ricongiunti alle due ragazzine, tra pianti e abbracci: ora Louise e Solène sono tornate a casa. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino