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Quando hanno deciso il nome che avrebbero voluto dare al loro gin immaginavano certamente che qualche polemica avrebbe generato, ma mai che avrebbero dovuto rivolgersi al Tribunale per poter registrare il marchio. Alla fine, dopo un anno e mezzo, l'hanno spuntata loro e ora sul mercato c'è un gin che si chiama “Vagin”. Un'idea - spiegano Francesca Fiumara, 26 anni, e Tiziano Ballardini 34, entrambi barman - nata dal desiderio di ribaltare il mondo «rigido e maschilista» dei bar brand. «L'ingrediente segreto non è il pepe - sottolineano -, ma proprio la profonda ironia che ruota intorno a questo gin che si schiera contro gli stereotipi di genere».
Riuscire a spuntarla con «la morale» non è stato per niente facile. «In prima battuta ci è stata rifiutata la registrazione del marchio perché non rientrava nei canoni del “buoncostume”- ha raccontato Francesca alla Dire - canoni che francamente troviamo abbastanza obsoleti.
Per fare valere le proprie ragioni, poi, i due giovani imprenditori hanno dovuto chiedere l'intervento di un avvocato. E' stato presentato un ricorso nel quale è stato specificato che si trattava, prima di tutto, di un prodotto destinato a un pubblico adulto. Poi l’avvocato ha raccolto «i nomi diciamo “scabrosi” di alcolici - chiarisce ancora Fiumara - dalla birra Minchia, al vino Durello, fino alla Passerina. Se sono stati tutelati quei marchi, perché non il nostro?». Dopo una battaglia giuridica di un anno e mezzo i due sono riusciti a conquistare il loro marchio, ufficialmente riconosciuto dallo Stato. E dal 16 dicembre viene distillato il Vagin, «dal sapore secco, pulito, non esagerato come aromi poiché ha solo cinque botaniche, quindi con un bilanciamento a favore del ginepro - aggiuge Tiziano - oltre alla genziana, l’ireos e la scorza d’arancia, l’ingrediente più particolare è il pepe rosa che dà un po’ il tratto distintivo legandosi al concetto di piccantezza, non tanto nel sapore che è solo un lieve calore alla fine, ma all’idea piccante del gioco di parole».
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