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Quello di Beppe Grillo, indagato a Milano per i contratti pubblicitari con la Moby di Vincenzo Onorato, è solo l'ultimo dei guai giudiziari del fondatore e «garante» del Movimento5Stelle: secondo l'accusa dei magistrati si tratta di traffico di influenze illecite. Nel contratto c'è un compenso di 120mila euro l'anno. Sono in corso perquisizioni della Guardia di Finanza. Ma dal 1981 a oggi, la lista dei procedimenti è ricca. Prima dell'inchiesta di Milano, l'ultimo lo aveva riguardato indirettamente vedendo coinvolto il figlio Ciro.
Incidente di Limone Piemonte
Il 7 dicembre 1981 è la prima data-svolta della sua vita: Grillo perde il controllo della sua auto (una Chevrolet K5 Blazer) sulla strada che da Limone Piemonte porta sopra il Colle di Tenda. Ma dopo quota 1400, al confine con la Francia, l'auto scivola su una lastra di ghiaccio e cade in un burrone. Con lui c'erano quattro amici: Grillo si salva lanciandosi prima che l'auto cada nel vuoto, riuscendo a chiamare i soccorsi. Ma tre dei suoi amici non si salvarono: i coniugi Renzo Giberti e Rossana Quartapelle e il loro figlio Francesco di 9 anni. Il quarto, Alberto Mambretti, 40 anni, fu ricoverato con prognosi riservata a Cuneo. Grillo venne incriminato di omicidio colposo plurimo, con la perizia che suggerì la colpevolezza di non aver fatto scendere i passeggeri prima di un tratto pericoloso. Il 28 settembre 1983 il comico genovese fu rinviato a giudizio ma qualche mese dopo Grillo fu assolto per insufficienza di prove. In appello nel 1985 fu condannato per omicidio colposo, dovuto a incidente stradale, a 14 mesi di reclusione con il beneficio della condizionale e della non iscrizione. La condanna fu resa definitiva dalla IV sezione penale della Corte Suprema di Cassazione l'8 aprile 1988.
Le cause e le condanne
Quella di Grillo è una lunga storia divisa tra politica e spesso tribunali, anche a causa della sua "esuberanza" che più di una volta gli è costata cause per diffamazione. Nel 2003 patteggiò una causa per diffamazione aggravata intentata da Rita Levi-Montalcini, che in uno spettacolo lui aveva definito «vecchia putt...» sostenendo che avesse vinto il Nobel per la medicina grazie a una ditta farmaceutica che le aveva comprato il premio.
Qualche anno dopo, nel 2012 fu condannato (50.000 euro di danno patrimoniale più le spese processuali) per aver diffamato a mezzo stampa la Fininvest in un articolo sulla rivista Internazionale.
Nel 2013 una sentenza della Cassazione lo condannò per aver diffamato l'ex sindaco di Asti e parlamentare di Forza Italia, Giorgio Galvagno, che nel 2003 Grillo aveva definito «tangentista» sempre in uno spettacolo in teatro. Nel 2013 un'altra condanna, stavolta dal Tribunale di Genova, per diffamazione nei confronti di Antonio Misani, tesoriere del Partito Democratico.
Nel 2015 è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Ascoli Piceno per diffamazione aggravata nei confronti di Franco Battaglia, professore dell'Università di Modena. La condanna consiste in un anno di reclusione con pena sospesa, 1.250 € di multa e una provvisionale di 50.000 euro alla parte offesa. L'11 luglio 2017 la Corte d'appello di Ancona ha confermato la condanna di primo grado (una provvisionale di 50.000 euro e il pagamento delle spese legali, lievitate a quota 12.000 euro) per diffamazione nei confronti del professor Franco Battaglia, commutando la pena di un anno di reclusione nel pagamento di 6.000 euro. Il 31 marzo 2017 è stato formalmente indagato per diffamazione in seguito a una querela presentata da Marika Cassimatis, ex candidata sindaco del M5S a Genova. Due settimane più tardi, il 14 aprile 2017, la Procura della Repubblica di Genova ha chiesto l'archiviazione sia per lui sia per Alessandro Di Battista.
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Il Mattino