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Prezzo stellare per uno dei più importanti autografi scientifici mai offerti all'asta: un manoscritto di 54 pagine sulla relatività generale scritto congiuntamente dal fisico tedesco Albert Einstein e dall'ingegnere svizzero di origine italiana Michele Besso tra il giugno 1913 e l'inizio del 1914, con una serie di calcoli matematici che si sarebbero rivelati sbagliati, è stato venduto questa sera all'asta da Christès a Parigi per 11.656.560 euro (pari a 9.803.667 sterline o 13.156.521 dollari), quadruplicando la sua stima iniziale. Ha realizzato il nuovo record mondiale per qualsiasi manoscritto scientifico e il più costoso mai venduto in Francia. L'aggiudicazione, riferisce l'Adnkronos, è avvenuta dopo 11 minuti di contrattazioni tra collezionisti di diversi paesi. Il documento faceva parte della Collezione Aristophil, poi messa in liquidazione, ed era stato affidato congiuntamente per la vendita giudiziaria a Christiès e alla casa d'aste francesi Aguttes. Il manoscritto testimonia una tappa cruciale nello sviluppo della teoria della relatività generale, che ha rimodellato la comprensione moderna del funzionamento dell'universo. Come tale, è senza dubbio il manoscritto di Einstein, premio Nobel per la fisica 1921, più rilevante mai apparso in un'asta.
Gli autografi di Einstein prima del 1919 sono estremamente rari da reperire sul mercato antiquario. Essendo uno dei due soli manoscritti sopravvissuti che documentano la genesi della teoria generale (insieme al cosiddetto Taccuino di Zurigo della fine del 1912/inizio del 1913 - ora nell'Archivio Einstein all'Università Ebraica di Gerusalemme), l'autografo che andrà all'asta fornisce una visione notevole del lavoro di Einstein e un affascinante tuffo nella mente del più grande scienziato del XX secolo.
Il manoscritto è anche una registrazione particolarmente preziosa del rapporto di Einstein con Besso, che fu suo collaboratore, confidente e amico per tutta la vita.
I calcoli del manoscritto di Einstein-Besso furono però vanificati da una serie di errori inosservati, e più tardi, nel 1913, Einstein mise da parte questo approccio alla relatività generale per preoccuparsi della sua coerenza teorica. Besso lasciò Zurigo, portando con sé il documento. È grazie a lui che il manoscritto è, quasi miracolosamente, giunto fino a noi: Einstein probabilmente non si sarebbe preoccupato di conservare quello che vedeva come un documento di lavoro. Nel settembre 1915, Einstein tornò al suo approccio precedente, e finalmente stabilì le equazioni di campo valide per la sua nuova teoria. Le perfezionò e le pubblicò in una leggendaria serie di quattro articoli nel novembre 1915, nel terzo dei quali dimostrò che la sua nuova teoria poteva effettivamente spiegare il perielio anomalo di Mercurio, mantenendo così la promessa del manoscritto Einstein-Besso di due anni prima. La comprensione umana del funzionamento dell'universo era stata cambiata per sempre.
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