Incendi Sardegna, Giorgia Palmas: «Una catastrofe nella mia terra e ogni anno è lo stesso»

«Sono triste, arrabbiata e sconcertata. Speravo che il fenomeno si arginasse, che gli incendi si fermassero il primo giorno. E invece no. È una catastrofe. E noi...

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«Sono triste, arrabbiata e sconcertata. Speravo che il fenomeno si arginasse, che gli incendi si fermassero il primo giorno. E invece no. È una catastrofe. E noi sardi ci siamo tristemente abituati». Ha la voce che le trema dalla rabbia la conduttrice Giorgia Palmas, nata a Cagliari 39 anni fa, in questi giorni nella sua terra con il marito Filippo Magnini e impotente - come tutti - di fronte al perdurare dei roghi nell’Oristanese.

«È difficile persino dare una parola di conforto. Le immagini sono strazianti. Ettari di macchia mediterranea scomparsa, alberi secolari distrutti, animali uccisi, pascoli devastati. È un danno alla natura e alle persone che vivono in questa terra antica, ospitale e accogliente. E ogni anno è così». Nonostante gli appelli e gli incidenti degli anni passati, i boschi anneriti dagli incendi precedenti e l’opera di informazione e prevenzione, la storia si ripete. Con esiti ogni volta tragici: «È ora che il governo faccia qualcosa - dice Palmas - e non intendo solo aiuti per la riforestazione. Servono soprattutto pene severe, anzi severissime, per chi provoca questo inferno in terra. Leggi e pene più severe, ma che siano applicate e rispettate».

 

 

Il suo pensiero, adesso, va «a chi lotta sul campo contro il fuoco e ai paesi europei che ci hanno inviato i loro Candair». E ai turisti che in questi giorni estivi affollano le coste, Palmas manda un messaggio: «I turisti al mare non vivono fuori dal mondo: hanno Twitter, i social, i tg e i giornali. Sanno e vedono quello che succede. Se vogliono ringraziare la terra che li ospita, basta che si comportino in maniera responsabile: evitando di gettare le sigarette a terra, limitando e controllando i falò, eliminando le erbacce nei giardini. Sì, anche se la manutenzione non è di loro competenza. Mi sembra il minimo». 

 

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Il Mattino