«Mancanza assoluta di provvedimenti per il settore wedding da parte delle istituzioni». È la denuncia dello stilista di abiti da sposa Gianni Molaro, che da...
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«Il governo sta progettando la ripartenza di alcune piccole produzioni, tuttavia occorre dare anche la possibilità di raggiungere l’acquirente finale - spiega Molaro - ovvero, nel caso specifico di trovare soluzioni per permettere alle coppie di sposarsi, con tutti gli investimenti che conosciamo». Il profeta dell'Art Couture passa in rassegna alcuni dati: «I mobilifici, nell’anno 2018, hanno fatturato 7,5 miliardi, di cui 4 miliardi in Italia, considerando che il 90% dell’arredamento viene acquistato da future coppie di sposi. Sempre nel 2018 - prosegue - i fiorai italiani hanno fatturato 5 miliardi, provenienti per la maggior parte dai 196 mila matrimoni celebrati».
Ma non solo, i matrimoni da sempre rappresentano un indotto a cui collaborano numerose maestranze. «Esistono 700 aziende italiane, tra piccole e medie, che producono bomboniere, con circa 6000 punti vendita sparsi su tutto il territorio nazionale, con un fatturato di circa 800 milioni di euro e offrendo occupazione a circa 30mila persone - racconta Molaro - mentre i fotografi fatturano, ogni anno, circa 400 milioni di euro unicamente grazie al settore wedding». Intorno ai “fiori d’arancio”, in Italia, girano decine e decine di miliardi di euro e centinaia di lavoratori. Basti pensare all’edilizia (con idraulici, elettricisti, fabbri , falegnami, imbianchini), e l’intera filiera di produzione delle materie prime. «E i viaggi di nozze? - si chiede lo stilista - sono bloccati ma si potrebbero veicolare, in buona parte, nella nostra nazione; e potremmo risolvere, sempre in parte, le probabili difficoltà del settore turistico per quest’anno. O ancora, vogliamo parlare del comparto gioielleria? - continua - ci sono poi estetisti e parrucchieri, che da sempre mantengono grazie ai matrimoni una gran parte del loro fatturato».
C’è da aggiungere tutti coloro che si occupano di noleggio autovetture; la stampa delle partecipazioni; la musica per l’intrattenimento; le società di animazione, etc. «E infine, ma non ultimo, il mondo della moda cerimonia, che in Italia ha svariati miliardi di fatturato, e poi ci siamo noi, produttori di abiti da sposa - conclude Molaro - dal governo vogliamo, dunque, direttive certe per coloro che sono in procinto di sposarsi e per tutti gli operatori del comparto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino