Bye bye mutandine sexy. L'ora del revival delle mutandone è arrivato – registrato inizialmente negli Stati Uniti in termini di vendite e di distribuzione –...
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Un po' come dire che accanto alle lingerie super sexy si stanno affiancando collezioni più pratiche, ostentatamente meno seduttive. Anche le pubblicità, di conseguenza, si adeguano. «La lingerie di fatto è l'archetipo di un universo in cui l'uomo di fatto tirava le fila. Ma oggi i marchi cercano di elaborare una via nuova, di indirizzarsi soprattutto e solo alle donne, senza tener conto di altro» ha spiegato Matthieu Pinet, direttore dello spazio Exposed al Salone internationale della lingerie.
I pubblicitari fanno notare che l'immagine della donna oggetto, sempre truccata, con tacchi 12 e giarrettiere ha fatto un po' il suo tempo. Una questione di fasi cicliche. Del resto basta pensare agli anni Settanta quando le donne bruciavano i propri reggiseni come simbolo della protesta e dell'emancipazione davanti alle piazze universitarie. Però poi, nei ruggenti anni Ottanta, gli anni 'da bere', l'immagine femminile ha ripreso i contorni più sexy, passando dai fisici atletici, al porno chic degli anni Novanta dove è stato introdotto il concetto della iper sessualizzazione.
Le collezioni di lingerie di fatto sono lo specchio dei mutamenti in atto nella società. «Ora siamo in una fase polarizzata. I grandi marchi di biancheria intima fanno coesistere sia il registro sexy che quello del mutandone» afferma Daniela Melo, del Salone internazionale della Lingerie. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino