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È dappertutto. È stato alla fashion week di Parigi, era a quella di Milano. È stato all'Eurovision di Torino e all'Oktoberfest di Monaco. È su Spotify con un podcast (Sei Stanga?), su Instagram con più di un milione di follower, su TikTok con due milioni e 800.000 fan. Lui, il bresciano Mattia Stanga, 24 anni, tra i creativi social più popolari del momento, minimizza: «Studio economia anche se non so la differenza tra efficacia ed efficienza - scrive sul suo profilo Twitter - non prendetemi troppo sul serio». Il concetto di efficacia, però, sembra maneggiarlo benissimo: nel mare magnum dei creators più o meno improvvisati su TikTok, lui ha saputo trovare una sua cifra e un suo stile, usando il format dei POV (letteralmente: point of view, punto di vista) per esibirsi in una galleria di imitazioni diventate quasi immediatamente virali. Video in cui «interpreto una persona o metto in scena una certa situazione o un fatto quotidiano» spiega, dalla fila alle poste alla vita in classe, dal farmacista indiscreto alla professoressa isterica, fino al suo cavallo di battaglia: la madre italiana, indaffaratissima, che entra regolarmente nella camera del figlio senza bussare.
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SVAMPITO
«Con mia mamma ho un rapporto super - dice - lei mi ha avuto presto, a 20 anni, e sono stato il primo bambino del gruppo delle sue amiche. Mi portava dappertutto: le amiche dicono che sono cosi svampito perché sono stato tanto con loro.
GLI IDOLI
I suoi modelli, però, sono altri: «Fabio Volo, bresciano come me, è il mio mito. Professionalmente guardo Alessandro Cattelan, l'ho incontrato all'Eurovision e mi piace tantissimo: è un conduttore con una sua identità». Il segreto di Stanga, a voler decifrare la formula, è stato quello di convogliare il suo talento comico («Tutto preso da mamma. Sarebbe capace di rubarmi la scena») in un format preciso, identificato e rilanciato dall'algoritmo. Una strategia collaudata già dall'imperatore di TikTok, Khaby Lame: «L'ho conosciuto lo scorso dicembre, è un ragazzo mega tranquillo, alla mano. Facciamo commedia in due modi diversi. Lui con il muto, io con la parola». I monologhi, meglio se a ruota libera - sui social non usa nemmeno la punteggiatura - sono diventati la sua specialità, oltre che il cuore del podcast Sei stanga?, arrivato mercoledì scorso alla puntata numero 60. «È un podcast sulle paranoie, quelle che abbiamo tutti. Le mie? Andare in aeroporto, presentarmi al primo appuntamento, andare fuori a dormire. Ogni puntata una paranoia diversa, dai mezzi pubblici all'uscita a cena con gli amici. Paranoie leggere, si intende. È un podcast senza virgole, come i miei post: non c'è un copione, solo tre persone della mia agenzia che mi danno una mano con la creatività. Inquadriamo un argomento, poi vado col flusso di coscienza. Mi hanno detto solo: Vai e parla». L'obiettivo adesso è studiare recitazione, «ma non voglio perdere l'accento bresciano», finire gli ultimi tre esami che lo separano dalla laurea in economia, e continuare nel mondo dello spettacolo «senza bruciare le tappe o fare le cose tanto per fare. Prima di fare un film dovrei finire la gavetta - scherza - per esempio conducendo Sanremo».
CARBURANTE
La popolarità raccolta sui social, oltre a migliorare la sua vita personale («Se a fare gli influencer si rimorchia? Diciamo che mi sento legittimato a fare lo stupido») è carburante per la sua ambizione professionale: «A me la popolarità piace. È che vorrei essere ricordato per qualcosa. Per come sono io possibilmente. Da piccolo volevo essere Zac Efron in High School Musical, ma senza i balletti. Ora la gente mi chiede come riesca a gestire con naturalezza il mio personaggio. Il punto è che, imitazioni a parte, quello non è un personaggio. Sono io. E mi piace piacere». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino