Non ci sono più le mezze stagioni e non ci saranno nemmeno le stagioni. «Ci incontreremo solo due volte l'anno per condividere i capitoli di una nuova storia. Si...
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Michele, al timone della maison da 5 anni, non è il primo ad aver ripensato al senso del suo lavoro nel contesto fagocitato del fashion system degli ultimi anni. Giorgio Armani per primo ha parlato dell'esigenza di rallentare, e così hanno fatto il belga Dries Van Noten e una pattuglia di colleghi, in una lettera aperta al sistema. E via di seguito le camere della moda americana e inglese, con il loro invito a limitare la proliferazione di show. Ora, le riflessioni di Alessandro Michele, nate dal lockdown, dal fatto che in questi mesi «Ci siamo scoperti - scrive nel suo diario, pubblicato in inglese e italiano - piccola cosa. Un miracolo di niente. Abbiamo soprattutto capito di essere andati fuori misura. Le nostre azioni spregiudicate hanno incendiato la casa che abitiamo». E quindi «Oggi che la devastazione ci ha trovato impreparati, dobbiamo poter riflettere su ciò che non vorremmo tornasse uguale. Perché il rischio più grande, per il nostro domani, è quello di abdicare ad ogni reale e necessaria discontinuità. La nostra storia è, purtroppo, costellata da crisi che non ci hanno insegnato nulla».
Per questo - ecco l'annuncio dello stilista - «ho deciso di costruire un percorso inedito, lontano dalle scadenze che si sono consolidate all'interno del mondo della moda e, soprattutto, lontano da una performatività ipertrofica che oggi non trova più una sua ragion d'essere.
Il Mattino