Quando alle nove di mattina gli operatori sanitari del Jamaica Hospital di New York sono entrati in casa sua, dove si era da poco sparata una fucilata alla testa, l'hanno...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Giovedì mattina Diana, che soffriva della sindrome bipolare, parlava sconvolta al telefono con il fidanzato, minacciando di uccidersi: poi si è puntata alla testa un fucile e ha premuto il grilletto. Il fidanzato, che era in Ohio, in preda al panico ha sentito l'eco dello sparo: ha subito avvertito la sorella che a sua volta ha chiamato la polizia. I primi ad arrivare sono stati i sanitari del Jamaica Hospital: hanno visto Diana accartocciata sul pavimento con un colpo alla testa e il fucile accanto. A quel punto l'errore fatale: non sentendo il battito della donna, l'hanno dichiarata morta. Sono stati gli agenti di polizia, ben oltre le 10, ad accorgersi che Diana respirava ancora: i paramedici sono stati richiamati, sono arrivati alle 10.40 e hanno portato la donna in ospedale, dove sono giunti alle 11, ben due ore dopo il loro primo intervento.
Alle 20 Diana è morta: si sarebbe potuta salvare senza quelle due ore di "buco" in cui è rimasta senza cure perché dichiarata deceduta? E' quello che dovrà stabilire l'inchiesta che è stata aperta sulla vicenda, anche se sarà estremamente difficile trovare una risposta certa. Nel frattempo il fidanzato di Diana è stato denunciato per detenzione illegale di armi: il fucile con cui si è sparata la donna era suo. E i parenti della vittima annunciano battaglia: quell'errore dei paramedici li perseguiterà per tutta la vita. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino