Sconfigge il cancro da bambina, poi diventa infermiera nell'ospedale dove era stata salvata

Sconfigge il cancro due volte, poi diventa infermiera nell'ospedale dove era stata salvata
Una storia a lieto fine per una ragazza di 24 anni che nella sua vita aveva già sconfitto per due volte il cancro e che è riuscita a realizzare il proprio sogno:...

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Una storia a lieto fine per una ragazza di 24 anni che nella sua vita aveva già sconfitto per due volte il cancro e che è riuscita a realizzare il proprio sogno: quello di diventare infermiera e lavorare in un ospedale per lei molto speciale.




La giovane Montana Brown, di Atlanta (Georgia), si era ammalata per la prima volta a due anni: i medici le diagnosticarono un cancro al tessuto connettivo e i genitori fecero di tutto per cercare di far sembrare normali, ad una bimba così piccola, le cure resesi necessarie presso un centro specializzato, l'AFLAC. Per un anno la piccola Montana fu sottoposta a cicli di chemioterapia, ma la determinazione dei genitori nel voler far avere una vita normale alla loro figlia fu un altro elemento importante per la sua guarigione.



Il cancro sembrava sconfitto, ma tornò a colpire Montana nove anni fa: all'epoca la ragazza andava al liceo, faceva sport e la cheerleader e, per sua stessa ammissione, non c'era alcun sintomo del ritorno della malattia. La diagnosi dei medici, però, fu inappellabile e per l'adolescente tornò l'angoscia di entrare e uscire in continuazione dall'ospedale. Anche in questo caso Montana era stata curata con successo dagli specialisti dell'AFLAC e fu proprio in quei lunghi mesi che la ragazza prese una decisione: «Le infermiere con me erano fantastiche, così come lo erano state quando avevo due anni secondo i racconti di mia madre. Erano attente e premurose, ci hanno dato tanto amore in un periodo difficile. Fu lì che capii che non avrei voluto fare altro che l'infermiera nei reparti di oncologia pediatrica».



A distanza di nove anni, il sogno di Montana si è realizzato. La ragazza, che ha iniziato a lavorare da quasi un mese nella struttura dove per due volte era stata salvata, ha commentato così: «Ogni volta che sento qualcuno dire 'Benvenuti, bambini!' o guardo il mio tesserino, mi vengono le lacrime agli occhi. Sono ancora incredula per la vita e la missione che Dio ha scelto per me. Mai avrei pensato che sarei arrivata così lontano, tornare qui dentro come membro dello staff e non più da paziente è meraviglioso e incredibile allo stesso tempo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino