Il primo luglio è la data della ripartenza dell’industria del sesso in molte parti del mondo, dopo le chiusure imposte dal coronavirus. A Vienna uno dei sex club...
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A Bangkok, dove formalmente la prostituzione è vietata dalla legge, tornano l’happy ending: sempre il primo luglio, via libera ai locali notturni, i pub, i karaoke e ripartenza anche per le sale massaggi (oil massage compreso), l’autorizzazione è arrivata dal Centre for Covid-19 Situation Administration (CCSA), anche se ai clienti sarà chiesto di utilizzare la app “Thai Chana” per segnalare eventuali nuovi focolai. In sintesi: l’industria del sesso, nelle sue varie declinazioni, riapre quasi contemporaneamente in molte parti del mondo, ed è quasi un mistero perché le autorità di paesi così differenti abbiano scelto autonomamente il primo luglio. La pandemia si trova in fase diverse.
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La Thailandia, ad esempio, ha mantenuto un livello di chiusure molto alto per mesi e grazie a questo ha contenuto in modo considerevole l’epidemia (3.173 casi e 58 decessi); la Repubblica Ceca è a meno di 12mila casi e 349 vittime, e migliaia di persone hanno partecipato a una festa sul Ponte Carlo per dare, in modo del tutto imprudente visto le ultime indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’”addio all’epidemia”. In Olanda, il bilancio ad oggi è più pesante, con oltre 6mila morti, in Austria le vittime per ora sono 705.
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Altre destinazioni storicamente dedicate all’industria non del sesso, ma della vita notturna, hanno fatto scelte più drastiche: a Ibiza il turismo è ripartito, i primi viaggiatori dalla Germania sono atterrati all'aeroporto di San José, ma i grandi club quest’anno non apriranno, un evento quasi storico, che non avveniva da decenni, da quando l’isola è divenuta la capitale mondiale del clubbing. Si legge sul sito dell’Amnesia, una delle discoteche iconiche dell’isola: «Non sappiamo quando tutto questo finirà, ma sappiamo una cosa: il giorno in cui tutto sarà finito, lo celebreremo insieme».
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Il Mattino