Addio a Emanuel Ungaro, il couturier che «amava le donne», come lui stesso precisava in un'intervista. Ungaro, malato da tempo, è morto ieri sera nella sua...
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La moda era quindi nel dna del piccolo Emanuel che già a pochi anni aveva ricevuto in dono una macchina da cucire. Ma il suo legame con l'Italia venne rinnovato soltanto dopo il suo addio alle moda. Ungaro trascorse i lunghi periodi a Roma, dove aveva acquistato e restaurato un palazzo cinquecentesco. In un' intervista al settimanale Paris Match dove aveva svelato la sua decisione di lasciare l'haute couture, Ungaro aveva ironizzato dicendo di non volere «statue e musei» dedicati a lui. «Mi sento vivo», aveva affermato, e «guardo avanti». Ma il suo addio alla moda fu invece definitivo. «Ho consacrato più di 35 anni della mia vita all'Alta Moda. L'ho amata con una passione divorante. -diceva - Assieme all'universo che rappresenta: laboratori, artigiani, ricamatori, tutti detentori di un savoir faire che rischia di morire. Se c'è un dramma è quello di questa gente che perde l'arte e il lavoro. Certe sarte erano con me dall'inizio. Ma bisogna tagliare i fili, disfare questa famiglia che si era formata nell'armonia».
Per Ungaro l'Alta Moda era un «lusso supremo»sempre più difficile e rarefatto: «Non è l'Alta Moda che scompare ma la società che cambia.- sosteneva - Non ci sono più molte donne per portarla. Anche se si dimenticasse il costo di un vestito di Alta Moda la sua maniera, la sua raffinatezza, il suo perfezionismo non sono dei valori d'attualità ai nostri giorni». Ungaro aveva ceduto nel 1996 il controllo della sua maison al gruppo Ferragamo. Aveva fondato la sua maison nel 1965 a Parigi, «fiero di essere francese» e riconoscente nei confronti del paese che aveva accolto suo padre sarto «in fuga dalla dittatura di Mussolini». «L'Italia - affermava - è bella, vibrante e mi coinvolge. Ma la mia città è Parigi. L'Italia sarà il mio scalo, la mia dolce vita». Sposato con Laura Bernabei e padre di una figlia, Cosima, Ungaro era orgoglioso della descrizione di «stilista che ama le donne»: «perchè non lavoro su un'idea ma sul corpo in movimento con le sue forme e la sua realtà» spiegava. Dopo Ungaro si sono succeduti alla guida della sua maison molti designer. Il primo è stato Giambattista Valli, braccio destro del maestro e suo successore.
Poi si sono alternati Vincent Darrè, Peter Dundas, Esteban Cortazar, Estella Archs cui fu affiancata Lindsay Lohan, destando sconcerto. Infine sembrava che il marchio (divenuto in seguito di proprietà americano- pakistana il marchio è passato per la produzione e la distribuzione al gruppo Aeffe nel 2012) avesse ritrovato smalto con Giles Deacon: ma è rimasto in sella alla direzione creativa due sole stagioni. L'ultimo direttore creativo, Marco Colagrossi, dopo un anno, ha lasciato la guida del marchio nell'ottobre 2018. Lo stilista aveva iniziato a collaborare con la maison nel marzo 2017, succedendo a Fausto Puglisi in sella per diversi anni. La sua ultima collezione, quella per l'autunno-inverno 2018/2019. Ora è il team stilistico interno alla maison a disegnare le linee del brand. Anche primavera-estate 2019 è stata affidata al gruppo di creativi guidato da Roy Luwolt, co-fondatore e direttore del marchio di calzature Malone Souliers. I funerali del grande couturier si terranno domani mattina a Parigi.
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Il Mattino