Classe 1986, così i giovani sfidano la crisi: «Ci facciamo in quattro per un solo menu»

Classe 1986, così i giovani sfidano la crisi: «Ci facciamo in quattro per un solo menu»
Stessa classe, 1986. Caratteri diversi. Luca Vittorio ha fantasia, l'altro Luca i piedi per terra, Danilo è l'anima social, Alessio tiene insieme le cose,...

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Stessa classe, 1986. Caratteri diversi. Luca Vittorio ha fantasia, l'altro Luca i piedi per terra, Danilo è l'anima social, Alessio tiene insieme le cose, amicizia e lavoro, dopo un anno segnato dalla chiusura di tutti i locali presi in gestione. Così i ragazzi decidono di puntare sul delivery, le consegne a domicilio, per sfidare la crisi, proponendo una formula nuova con più brand e sapori del mondo: e si fanno in quattro per un solo menu.

A tavola c'è posto per i piatti messicani, i «super taco bros», il panino americano (rivisitato), il pollo arrosto o fritto, fusion e cibi asiatici. Più il dolce. In questo caso non la classica pasticceria, considerata la strepitosa offerta partenopea. Meglio la cheesecake con le più strane creme e marmellate e, su richiesta, in versione vegana. «Il progetto, denominato Cucine intelligenti, al momento è unico nel suo genere a Napoli», dicono con orgoglio i giovani imprenditori. Il loro obiettivo è aprire più punti vendita, uno anche a Milano: il benessere familiare li aiuta a pensare in grande, assecondando le proprie inclinazioni. Ad esempio. Luca Vittorio Mazzarella ama vivere di notte. «Perché si vedono cose e persone con una percezione diversa da quella ordinaria, più vera. Nessuno è davvero se stesso di giorno», sostiene il 34enne, ricordando i vari locali rilevati nel corso degli anni passati, dal Trip al Bisi, combinando pane (o meglio cena), musica. «E, appunto, fantasia...», ride. Alessio Marvaso è «il più forte», da quattro mesi papà, e ha un passato come rappresentante di vestiti. Con mamma Rosaria. «Nel presente, sono mie le ciliegine sulle torte», ovvero il tocco ricercato nelle bibite e tanto altro abbinate ai piatti. Poi c'è Luca di Martino, che ha girato il mondo scattando foto («I reportage più belli in Nepal e Malesia»): oggi lavora anche nell'azienda edile dei genitori. «E mi sveglio alle sei del mattino perché ho l'ansia di capire quello che loro, i miei soci, hanno combinato la sera prima», afferma, ma senza ridere dietro la mascherina. Danilo Girasole è il più social del gruppo, nel senso che si occupa della comunicazione: nella realtà, preferisce comparire meno degli altri nella dark kitchen alla Riviera di Chiaia. Oggi il via all'attività. E, sul bancone, Peppe Gargiulo, lo chef allievo di Francesco Sposito alla Taverna Estia, affetta il salmone: lo utilizza per preparare un riso speciale. Il cuoco ha 26 anni, e già tanta esperienza. «A otto l'esordio nella preparazione degli omogenizzati per il fratello: salivo su uno scaletto per raggiungere i fuochi, perché da bimbo crescevo poco. Ero intollerante al lattosio», racconta. Ma questa è un'altra storia.

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Il Mattino