I 130 anni del Mattino: online la nuova puntata della graphic novel

Nel quinto episodio della graphic novel curata da Giffoni film festival per i 130 anni del «Mattino», riflettori puntati sul decennio 1922-1932. Il giornale e la sua...

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Nel quinto episodio della graphic novel curata da Giffoni film festival per i 130 anni del «Mattino», riflettori puntati sul decennio 1922-1932. Il giornale e la sua storia in un periodo di svolta nella storia d’Italia, che proprio nel 1922 iniziò il suo Ventennio di era fascista. “Il Mattino” è ormai diretto da 5 anni dal giovane figlio di Eduardo Scarfoglio e di Matilde Serao: Paolo.

Un anno dopo la marcia su Roma, il 26-27 ottobre 1923, il quotidiano ne ricordò l’anniversario con due pagine intere e il titolo di apertura a sette colonne “Come si compié la conquista di Roma – Le tappe della Grande Avventura”. Tra timori, ma anche attenzione verso il nuovo partito di governo e mantenendo il sostegno politico ai liberali napoletani, “Il Mattino” andò avanti per tre anni in una condizione di “libertà vigilata”.

Ma, come tutti i giornali italiani, fu attento e scrupoloso nel seguire le vicende della morte del deputato socialista Giacomo Matteotti, ucciso da un gruppo di fascisti. “La misteriosa scomparsa dell’on. Matteotti” titolava a tutta prima pagina “Il Mattino” del 13-14 giugno 1924, quando la vicenda era appena agli inizi. Come era stato per la morte del marito 31 anni prima, il giornale non poteva ignorare la scomparsa a Monaco il 19 gennaio 1925 dell’ultima regina di Napoli, Maria Sofia di Borbone Wittelsbach. “L’ultima Regina di Napoli” era il titolo del pezzo che ne dava notizia. Ma in questo decennio la vita del “Mattino” fu segnata da due avvenimenti di particolare importanza. Il 30-31 dicembre 1925 ci fu il commiato di Paolo Scarfoglio, costretto dal fascismo a lasciare la direzione dandone notizia con la semplice pubblicazione della sua lettera di dimissioni senza la possibilità di scrivere un fondo di addio. Fu sostituito da Riccardo Forster per tre anni, collaboratore del giornale per la cultura. Iniziava la “fascistizzazione” del quotidiano che si sarebbe completata nel 1928 con la vendita obbligata del giornale dagli Scarfoglio alla Sep, società di imprenditori in camicia nera, e la nomina di due direttori-deputati integrati nel partito: Nicola Sansanelli e Francesco Paoloni.

Ma l’avvenimento più doloroso, che chiuse l’epoca della fondazione del giornale, fu la morte di Matilde Serao il 26 luglio 1927, allora direttrice del quotidiano concorrente “Il Giorno”. Il Mattino diretto da Forster ricordò la fondatrice titolando a sette colonne in prima pagina nel numero del 26-27 luglio 1927: “Un lutto italiano - Matilde Serao è morta”. La figura della Serao venne poi ricordata anche nei giorni successivi. Al Mattino si chiudeva un’era e sembrava emblematico che la morte di Matilde Serao coincidesse con la “fascistizzazione” del giornale.

 

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