Il decano dei lettori del Mattino: «Ho 104 anni, basta guerre»

Il decano dei lettori del Mattino: «Ho 104 anni, basta guerre»
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Centoquattro anni, quasi quanti ne festeggia il giornale. Il decano dei lettori - il più anziano – vive al Vomero: non ha internet, usa raramente il telefonino e accende una torcia per inquadrare i fatti. Seduto sul divano, Mario Pansini osserva e parla con tristezza del conflitto in Ucraina. La sua storia comincia con la grande guerra e si intreccia con le prime pagine del Mattino. 

«Sono nato il 26 dicembre del 1917, ma sono stato registrato il primo gennaio del 1918. Già allora le cannonate mi davano fastidio. Durante la seconda guerra mondiale, sono stato prigioniero in Egitto, nei campi di concentramento. E quello che ora sta avvenendo in Ucraina è un massacro. Quel popolo è disarmato, non ha mezzi per difendersi...», dice Pansini con la voce incrinata. Lui è stato agente marittimo e, per un periodo, anche armatore. «Con un paio di amici, diventati soci, mi sono occupato del trasporto di cereali. Così ho girato i cinque i continenti, ho fatto di tutto, sono andato a letto tardi e mi sono divertito. I miei giorni sono stati belli, soprattutto quando mi sono sposato. Mia moglie era una donna straordinaria, la sogno ancora e sembra tutto così reale... Come se fosse ancora qui», alza lo sguardo, fissando l'amico, Francesco Colonnesi, magistrato in pensione che si è dedicato alla ricerca e alla scrittura di libri di preziose memorie. 

Tra i piccoli-grandi eventi impressi nella mente, Pansini ricorda lo sbarco sulla Luna seguito in tv, il terremoto («Ma io sono sempre rimasto a casa, al settimo piano di questo palazzo: confortavo gli altri inquilini»), Sandro Pertini come presidente della Repubblica più amato, la magia dello scudetto con Diego Armando Maradona. E il Covid? «È stato gentile, mi ha consentito di continuare vivere tranquillo. Ma ho fatto anche tre vaccini», aggiunge il centenario, per concludere: «Di Napoli mi piace tutto. Tranne la povertà e la miseria. Perché i governanti tutti, di ogni paese, non si impegnano a far vivere la gente tranquilla anziché fare la guerra? Ai ragazzi dico di studiare e praticare sport. Sono il modo per restare vivi». Umani. In fondo, la cultura e il saper fare squadra sono gli unici valori per guardare e andare più lontano, incontro a una società migliore. 

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Il Mattino