Come anticipato dal network PreSa, se nelle canzoni “i sogni sono desideri”, nella realtà sono spesso lo specchio delle nostre paure e delle angosce più...
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Ma gli input che arrivano dall’esterno non sono l’unica ragione che spinge il nostro subconscio a fare sogni in “tema Covid”. Secondo gli esperti è anche la nostra realtà in lockdown ad essere causa di tutto questo. Recenti studi suggeriscono che l’essere costretti ad una realtà che ci priva di qualsiasi stimolo, delle nostre routine e di interazioni sociali è qualcosa che provoca in tutti noi una mancanza di stimoli. In pratica è come se il subconscio fosse in qualche modo costretto a ripiegare sulle uniche esperienze che abbiamo per generare i nostri sogni.
Da un punto di vista “clinico” nella sonno il nostro organismo attiva dei recettori nervosi della serotonina, chiamati recettori 5-HT2A. La funzione alla quale sono deputati è quella di inibire quella parte del cervello chiamata corteccia prefrontale dorsale. Il risultato è che durante il riposo, in particolare nel sonno REM, si cade in uno stato in cui le emozioni inondano la coscienza. Per colpa dello stress dell’isolamento legato alla pandemia i nostri sogni stanno cambiando. È come se il virus stesse influenzando il contenuto dei sogni. Li sta colonizzando. In più, gli stati d’ansia e la mancanza di attività fisica hanno la capacità di ridurre la qualità del sonno. Anche emozioni e ricordi latenti del giorno prima possono influenzare il contenuto dei sogni e la risposta emotiva che lo caratterizza.
«In nostro aiuto può arrivare la fantasia – spiega lo psicologo e psicoterapeuta Diego De Luca – Ecco perché in questa fase di grande stress può essere molto utile leggere un libro, immergersi in una storia appassionate che consenta alla nostra mente di evadere e di muoversi in mondi fantastici. Anche un buon film può essere d’aiuto a gestire meglio lo stress e la frustrazione legati a questa pandemia. Fa bene un po’ di sport e di certo, ora che la fase 2 è iniziata, anche una passeggiata o la visita ai propri cari possono essere un aiuto. Riappropriarsi anche dello spazio esterno, ma sempre nel rispetto delle distanze e con tutte le protezioni che il caso impone». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino